Geografia Umana: Cultura, Società e Spazio. (Murphy)

1. INTRODUZIONE ALLA GEOGRAFIA UMANA
                                                                                                             
1.1 Che cos’è la geografia umana?
I geografi umani studiano persone e luoghi. La geografia umana studia quindi, il modo in cui gli esseri umani costruiscono i luoghi, organizzano lo spazio e la società, interagiscono nello spazio e comprendono se stessi e gli altri in relazione al territorio, alla regione ed al mondo.
Lo scopo della geo umana è capire e spiegare le differenze fra i luoghi e gli individui del nel Pianeta.
In pratica, studia le relazioni tra esseri umani e pianeta.

Globalizzazione: insieme di processi (e dei loro esiti) che aumentano le interazioni ed esaltano l’interdipendenza.

Distribuzione diseguale dei fenomeni: scala locale, regionale, nazionale e globale. Ogni scala si influenza a vicenda, coinvolgendo l’intero pianeta. Ciò che accade sulle scale individuale, locale, regionale, nazionale, contribuisce a creare processi su scala mondiale ed a plasmarli.

Alcuni sostengono che capire la globalizzazione aiuti a capire la società contemporanea.
Effettivamente, tutti i luoghi sono stati violati dall’attività umana. L’uomo si adatta all’ambiente fisico, lo modifica, manipola, affronta. Ogni luogo è quindi influenzato e ecreato da esseri umani e rispecchia la loro cultura.

1.2 Che cosa sono le domande geografiche?
Geografia: studio del rapporto tra uomo e pianeta terra
Ecologia: studio del rapporto tra esseri viventi e pianeta
Geografia umana: studio dei fenomeni umani che si svolgono sulla terra
Geografia fisica: studio dei fenomeni fisici che si svolgono sulla terra

I geografi si interessano alla disposizione di luoghi e fenomeni: cioè al modo in cui sono distribuiti e disposti sulla terra ed al modo in cui si presentano nel paesaggio.
à La rappresentazione cartografica della distribuzione spaziale ci consente di capirlo. L’esaminazione di una carta che evidenzia la distribuzione di un fenomeno, consente ad un geografo di domandarsi quali siano le origini della disposizione, quali siano i processi creati e quali relazioni ci siano tra i diversi luoghi e fenomeni.

Es. il colera. 1854 studio del britannico John Snow, tramite una mappatura dei casi di colera a Soho, si accorge che la causa era l’acqua alla quale i deceduti avevano avuto accesso tramite una determinata pompa del quartiere.
1986: National Geographic Society introduce i cinque temi della geografia, dedotti dalla rpospettiva spaziale.
  1. Localizzazione. La posizione geografica di persone e cose sulla superficie terrestre influenza ciò che accade. (importante perché colloca determinati fenomeni e prevede dove si verificheranno determinati eventi).
  2. Interazioni uomo-ambiente. Relazione reciproca tra esseri umani ed ambienti.
  3. Regione. Si tratta di aree particolari, nelle quali determinati elementi geografici si sono concentrati (questo perché i fenomeni non sono distribuiti in maniera uniforme sulla superficie terrestre, bensì agglomerati in regioni).
  4. Luogo. Ogni luogo ha caratteristiche umane e fisiche particolari. Uno se gli scopi della geografia è studiarne i caratteri ed i significati specifici. Si tratta delle percezioni di luoghi. Del significato emotivo che gli attribuiamo.
  5. Movimento. Mobilità di persone, beni e idee sulla superficie terrestre.

Anche il paesaggio è un elemento centrale della geografia. Per paesaggio i geografi intendono il carattere materiale di un luogo, il complesso di elementi naturali, le strutture umane ed altri oggetti tangibili che danno ad un territorio una forma particolare.
Paesaggio culturale: impronta visibile dell’attività umana sul paesaggio. Es. strade, edifici. Può fungere come una sorta di libro che da indizi sulle pratiche culturali dei suoi vari occupanti (tracce delle varie epoche e popolazioni che vi hanno soggiornato).

1.3 Perché i geografi usano le carte e cosa dicono le carte?
Cartografia e carta sono antiche. Vari usi: ragioni militari, propaganda politica, problemi sanitari.
Il sistema di coordinate (latitudine –distanza del punto dall’equatore. Misurata in paralleli orizzontali- e longitudine –distanza da un meridiano di riferimento, lungo lo stesso parallelo. Misurata in meridiani verticali-), permette di rappresentare sulla carta le posizioni assolute.

GPS: sistema di posizionamento globale. Permette la localizzazione di elementi sulla superficie terrestre, tramite satelliti radio-emittenti su orbite terrestri.

Posizione relativa: ubicazione di un luogo, rispetto ad altri elementi umani o fisici. Mentre le posizioni assolute non variano, quelle relative sono modificate nel tempo.

Carte mentali: rappresentazioni di luoghi nella propria mente, anche se non ci siamo mai stati o se ne abbiamo soltanto sentito parlare. Ma anche degli spazi di attività, luoghi delle attività giornaliere. In pratica, l’immagine che abbiamo nella nostra mente di come percepiamo lo spazio conosciuto.

Rappresentazione semplificata: le carte non possono mostrare tutti i dettagli. I cartografi tendono quindi a generalizzare le informazioni.

Superficie terrestre monitorata a grande distanza tramite il telerilevamento. Possiamo quindi studiare fenomeni e oggetti senza entrare in contatto con essi. I dati sono raccolti da satelliti ed aeromobili. Disponibili quasi immediatamente.
GIS: geographical information system. P un software che consente di accumulare dati spaziali per vari scopi. Ad esempio, possiamo confrontare questi dati per creare rappresentazioni digitalizzate dell’ambiente. Oggi è applicabile in molti campi.

1.4 Perché ai geografi interessa la scala?
I significati di scala:
  1. Rapporto fra la distanza su una scala e la corrispondente distanza reale sulla superficie terrestre
  2. Estensione territoriale di qualcosa

La scala di una ricerca o di un’analisi è fondamentale per capirne i risultati. Un’analisi su scala planetaria porterà a risultati che potrebbero essere contradditori o erronei, se analizzati a livello di dettaglio. Non si può quindi, generalizzare teorie su una popolazione o un territorio, basandosi solo su una scala e non considerando le altre.
Utilizzare più di una scala, consente ai geografi di capire come i processi visibili su diverse scale si influenzino a vicenda.

Le regioni: spesso i geografi dividono il mondo in regioni per condurre delle analisi. In genere per porre a confronto i territori.
Una regione, in geografia, è un’area con caratteristiche simili. Necessità quindi di stabilire su quali criteri definirle, siano essi fisici, culturali o funzionali.
Le regioni formali sono caratterizzate da uno o più criteri omogenei.
Le regioni fisiche formali si basano su un criterio geografico fisico condiviso.
Le regioni funzionali sono caratterizzate da un insieme di attività o rapporti. Se dei luoghi fanno parte di una stessa regione funzionale, vuol dire che interagiscono tra loro. Gli scopi sono politici, sociali o economici.
Le regioni percettive sono le regioni “mentali”, che creiamo per capire la natura e la distribuzione dei fenomeni nella geografia umana. Le regioni percettive non sono statiche. Ad esempio, l’immagine del sud degli Stati Uniti sta cambiando rapidamente.

Es. regione culturale formale: le persone condividono uno o più tratti culturali. Es. francofonia, sia nell’Europa che parla francese, sia nelle ex colonie africane.
Le regioni, siano formali, funzionali o percettive, sono modi di organizzazione geografica degli esseri umani. È come se classificassimo lo spazio per poter gestire le informazioni in esso contenute, al fine di comprenderle.

Cultura come stile di vita tangibile, valori e credenze. Ai geografi umani interessano i modi in cui le culture influenzano la creazione ed il significato dei modelli e paesaggi associati ai diversi gruppi culturali.
I “tratti culturali” sono i singoli attributi di una cultura. Es. il turbante musulmano. Ciascuna cultura sarà costituita da una combinazione di tratti culturali chiamata complesso culturale.
La fucina culturale: area alla quale risale un tratto culturale, che si è diffuso poi in altre aree. Es. La Mecca, dalla quale si è poi diffusa la religione islamica negli altri paesi.
Invenzione indipendente è invece un tratto culturale che proviene da molte fucine, sviluppatesi indipendentemente l’una dall’altra: es. agricoltura.

Diffusione culturale: diffusione di un’idea/innovazione dalla fucina ad altri luoghi. Ci sono degli ostacoli alla diffusione, quali tempo-spazio e barriere culturali.

Diffusione per espansione: Innovazione si sviluppa in una fucina e vi rimane radicata, anche se si diffonde verso l’esterno.
Se si diffonde per contagio, vuol dire che ne sono influenzati quasi tutti gli individui ed i luoghi adiacenti.
In altri casi, diffusione gerarchica: solo un segmento di individui che è suscettibile a ciò che viene diffuso.
Terzo caso, diffusione per stimolo: l’idea non piò essere adottata direttamente, perché ci sono degli ostacoli. Allora, viene adattata, assumendo nuova forma.

Diffusione per rilocalizzazione: movimento di individui che hanno già adottato l’idea e che la portano con sé nella nuova località, ove la disseminano. Es. migrazioni che portano a quartieri etnici.


2. LA POPOLAZIONE

Per raggiungere il livello di sostituzione generazionali in Europa (cioè mantenere stabile nel tempo la popolazione di un paese in assenza di movimenti migratori), le donne in età feconda devono avere un tasso di fecondità totale (TFT: numero medio di figli per donna) pari a 2,1.
TFT indica infatti il numero medio di figli generati da una donna in età feconda.
Attualmente, nessun paese europeo spera i livelli di sostituzione. Nel 2030, in Germania, gli ultra sessantacinquenni potrebbero essere la metà della popolazione adulta. Anche paesi molto popolati quali Brasile e Cina, probabilmente vedranno la propria popolazione invecchiare e diminuire i tassi di crescita.

I motivi per la diminuzione del numero di figli per donna, derivano da fattori sociali (scelta della carriera professionale), economici (elevati costi per il mantenimento della famiglia), culturali (ad esempio, dote in India per le figlie femmine, che causano aborti).

L’invecchiamento della popolazione richiede aggiustamenti del sistema sociale. Infatti, sono necessari adeguate pensioni e assistenza medica.
Visto che i giovani sono pochi e non riescono, con le proprie tasse, a coprire il costo dei servizi sociali per anziani, i paesi europei necessitano di immigrati, che svolgano lavori che i le persone del luogo non possono o non vogliono compiere. Eppure, questi grandi afflussi di immigrati possono comportare altri problemi sociali.

Alcuni paesi sono chiusi all’immigrazione. In Giappone, il 90% della popolazione è giapponese. Ma la popolazione sta invecchiando, cosa accadrà?

I TFT stanno diminuendo ovunque, soprattutto a causa della pianificazione familiare. Alcuni paesi, cercano di incentivare la popolazione a procreare, tramite provvedimenti favorevoli. Es. Svezia fornisce incentivi finanziari quali congedi di maternità retribuiti di 12 mesi e assistenza all’infanzia finanziata dallo stato.

2.1 Qual è la distribuzione della popolazione mondiale e perché?
Demografia: studio della popolazione. Geografi e demografi lavorano insieme. Chiedendosi perché i problemi demografici varino da paese a paese,, così come all’interno dei singoli paesi.

Densità (aritmetica) di popolazione: misura della popolazione totale rapportata alla superficie territoriale (rapporto tra numero di abitanti e superficie del territorio, misurata in km2). Mette in rilievo differenze demografiche tra paesi. Però nessun paese ha una distribuzione di popolazione uniforme all’interno del proprio territorio e le densità aritmetiche non rispecchiano l’assenza di popolazione nella maggior parte dell’Alaska, ad esempio.
A volte,, è addirittura ingannevole, perché come nel caso dell’Egitto, la densità è di 78 abitanti per chilometro quadrato, ma il territorio è prevalentemente desertico ed il 98% della popolazione vive sul 3% del territorio del paese (valle del Nilo) à la densità di popolazione in questo caso non ha alcun significato.

Densità fisiologica di popolazione: rapporto tra la popolazione totale di un paese e la superficie delle terre coltivabili.

1/3 della popolazione mondiale vive in Cina e India. Questi paesi hanno estensioni di terre emerse (Himalaya e deserto), ove gli abitanti sono assenti.
Studio della distribuzione della popolazione: descrizione dei luoghi sulla superficie terrestre in cui vivono individui o gruppi di individui. à cartogrammi a punti: sistema grafico che usano i geografi per rappresentare la distribuzione della popolazione, nel quale un punto rappresenta un valore numerico che caratterizza una popolazione.

La popolazione storicamente, si è sempre concentrata nelle zone agricole. Ora la situazione sta cambiando grazie alla possibilità di trasporto dei prodotti agricoli.
Principale concentrazione della popolazione è in asia orientale, ovvero Cina: 1,3 miliardi di persone (anche Corea e Giappone molto popolate). Popolazione stanziata lungo le valli del fiume azzurro e di quello giallo. Agricoltori che producono frumento e riso, sfamando anche le popolazioni delle città principali.
La seconda è nell’asia meridionale, ovvero India: 1,5 miliardi di persone (anche Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan sono molto popolate). Abitanti attorno a grandi città sorte lungo le coste dei fiumi come Gange ed Indo. Agricoltori.
La terza è in Europa. Dall’Irlanda alla GB alla Rusia, comprendendo Germania, Polonia, Ucraina e Bielorussia. Da includere anche Olanda, Belgio, parti di Francia e Italia settentrionale. 709 milioni di abitanti. A differenza dell’asia, che vede la propria popolazione concentrata in prossimità di fiumi, la popolazione europea segue i giacimenti carboniferi. Inoltre, la maggior parte della popolazione è in città, sviluppata a causa della rivoluzione industriale. 88% dei tedeschi vivono in città, 89% gli inglesi.

Queste tre aree costituiscono 4 miliardi della popolazione mondiale (6,7).

America settentrionale: unica regione lungo le aree urbane della East Coast, da Washington D.C. a sud, fino a Boston a nord.
Megalopoli: enormi agglomerati urbani. Es. Washington, Baltimora, Philly, New York, Boston: megalopoli nella quale abita il 20% degli statunitensi.

I dati demografici, tuttavia, non sono sempre attendibili. Soprattutto per quanto riguarda i paesi meno ricchi, i quali non possono affrontare il costo del censimento.

2.2 Perché le popolazioni aumentano o diminuiscono in particolari regioni?
1798, economista e demografo britannico Thomas Malthus pubblica un saggio sul principio di popolazione, nel quale mette in guardia sul fatto che la popolazione del pianeta stesse crescendo più velocemente delle risorse alimentari necessarie a sostenerla.
Le sue teorie erano basate sul concetto secondo il quale, le persone potevano consumare in un paese solo quanto vi si produceva. Non aveva previsto la globalizzazione e lo scambio di prodotti agricoli tra paesi.
Sosteneva che mentre la produzione cresceva linearmente, la popolazione crescesse esponenzialmente. In realtà, anche la produzione crebbe in maniera esponenziale: si è espansa la superficie delle terre a coltivazione, si è diffusa la meccanizzazione della produzione agricola e sono state sviluppate nuove sementi ed introdotto l’uso di fertilizzanti.

Calcolo dell’incremento naturale della popolazione di un paese: sottrarre il numero di morti al numero di nascite. Questo calcolo però, non tiene conto degli immigrati e degli emigrati.
Le statistiche possono essere calcolate su base mondiale, regionale, nazionale e locale.

Nel 2007, il TFT medio del pianeta era pari a 2,6 (superiore al livello di sostituzione di 2,1). Questo vuol dire che la popolazione mondiale continua ad aumentare.
Previsioni dicono che entro il 2050 la popolazione mondiale salirà a 9,3 miliardi. Esistono paesi nei quali i tassi di crescita sono ancora elevati, quali India, Indonesia, Bangladesh, Pakistan, Nigeria.

2000 anni fa: 250 milioni
400 anni fa: 500 milioni
230 anni fa: 1 miliardo
130 anni fa: 2 miliardi
85 anni fa: 4 miliardi
à il tempo di raddoppio della popolazione è diminuito tantissimo e continua a diminuire. Esplosione demografica. Oggi però, non è più fattore allarmante. Molte popolazioni stanno infatti diminuendo. Sembra che il peggio sia passato.

Paesi e regioni hanno stadi di espansione e declino, in epoche variabili. ASM: L’india sta crescendo a tasso superiore alla media mondiale. Situazione diversa per ASO: la Cina, sebbene sia la regione più popolosa del Pianeta, ha un tasso di crescita naturale in discesa.

I paesi ove la popolazione cresce più lentamente o dove i tassi stanno diminuendo, si trovano nelle regioni economicamente più ricche: Europa, Canada, US, Giappone. 
Ci sono però anche altri fattori che determinano tassi di crescita negativi: mutamenti sociali (condizioni sanitarie, alcolismo, stupefacenti, problemi economici abbreviano le speranze di vita alla nascita e abbassano i tassi di natalità), urbanizzazione (più è elevata, più bassa è la crescita della popolazione), condizioni culturali (religione ha forte impatto sulla pianificazione familiare).

Ciò che si vede su scala planetaria, non mostra esattamente ciò che avviene all’interno dei singoli paesi. Ad esempio: India, Stato più popoloso. Ma era stato il primo, il cui governo aveva avviato un programma di riduzione a massimo tre figli per famiglia, ricorrendo addirittura alla sterilizzazione forzata.

Tasso grezzo di natalità (TGN) = Crude Birth Rate (CBR) = numero di nati vivi ogni 1000 individui in un anno
Tasso grezzo di mortalità (TGM) = Crude Death Rate (CDR) = numero di morti ogni 1000 individui in un anno

Transizione demografica: passaggio da tassi elevati a tassi inferiori di natalità e mortalità.
In genere il modello è questo (quello della Gran Bretagna, ma che si è verificato o si sta verificando in maniera simile altrove): fase iniziale di crescita bassa contraddistinta da tassi di natalità e mortalità elevati. Epidemie, quali peste, mantengono elevati i tassi di mortalità in tutti i settori della popolazione. Anche le carestie limitarono la crescita della popolazione.
In altre epoche furono le guerre a limitare l’incremento della popolazione. Situazione altalenante, in base agli eventi storici.
Aumenti di risorse alimentari e miglioramenti delle pratiche mediche portarono poi ad una riduzione dei tassi di mortalità. Tassi di natalità attorno al 1850 diminuirono meno rapidamente rispetto a quelli di mortalità, il che determinò un boom demografico.
Durante il 1900, incrementi demografici in Africa, India e Sud America. Perché le migrazioni di europei, che avevano portato con loro tecniche igienico-sanitarie e mediche nuove, diminuirono i tassi di mortalità di questi paesi.
Allarme sovrappopolazione! Poi però, EU e US popolazione diminuisce, a causa della riduzione dei tassi di natalità. Perché? Cambiamento sociale. Urbanizzazione, welfare, costo oneroso per il mantenimento dei figli. Anche scelta di vita delle donne, che preferiscono avere meno figli, dedicarsi alla carriera o avere figli in età avanzata.

Anche se non si può supporre che tutti i paesi seguiranno il modello europeo, può darsi che nella maggior parte dei paesi, le popolazioni smetteranno di crescere nel corso del 2000, raggiungendo un livello demografico stazionario = stationary population level SPL. Questo significherebbe stabilizzazione della popolazione mondiale e problemi legati agli anziani, non ai giovani. Le previsioni demografiche comunque, vanno riviste periodicamente.

2.3 Perché è importante la composizione della popolazione?
Composizione della popolazione: struttura in base ad età, sesso, stato coniugale, livello d’istruzione.
Importante perché paesi con composizione diversa, avranno problematiche diverse.

Piramidi della popolazione (dell’età / demografiche). Illustra le percentuali di ciascun gruppo di età nella popolazione totale (in genere, gruppi di 5 anni).
Nei paesi poveri, i tassi di natalità e mortalità sono elevati, la piramide ha rami lunghi alla base e corti alla sommità. I giovani sono la quota maggiore della popolazione. Es. Niger, Guatemala.
Nei paesi ricchi, le forme delle piramidi variano. Le componenti della popolazione più numerose sono al centro. Rigonfiamento infatti, verso il centro, andando verso l’alto, il che rispecchia l’invecchiamento della popolazione. Es. Italia, Francia, Svezia.

2.4 In che modo la geografia della salute influenza la dinamica della popolazione?
Tasso di mortalità infantile TMI = Infant Mortality Rate IMR à numero di morti nel primo anno di vita ogni 1000 nati vivi.
Diversa dalla mortalità dei bambini fra 1 e 5 anni.
Entrambi gli indicatori comunque, rispecchiano la salute di una società. Alta mortalità vuol dire infatti, che la condizione delle madri è pessima (mal nutrite, esauste, malate) e che le condizioni igienico-sanitarie sono inadeguate (mancanza acqua potabile o impianti fognari).

Seppure esistano cifre spaventose, come in Afghanistan e Sierra Leone (155 e 156 morti ogni 1000 nati vivi), in generale la mortalità infantile è diminuita anche nelle regioni povere.
Però! Queste osservazioni si riferiscono a ciò che accade nel paese intero, ma il TMI varia anche all’interno del paese stesso: es. TMI sudafricani bianchi è vicino alla media europea, quello dei sudafricani neri vicino alla media africana. Questo perché esistono differenze etniche e sociali all’interno del paese.
Negli US: donne ispaniche ed afroamericane livelli più bassi (causa: fumo in gravidanza, bassi livelli d’istruzione, minimo accesso all’assistenza sanitaria).

Tasso di mortalità neonatale: numero di neonati morti nelle prime 4 settimane di vita ogni 1000 nati vivi. US al secondo posto su scala mondiale! A causa di parti prematuri e neonati sottopeso.
La possibilità di sopravvivenza neo-natale cala moltissimo nei paesi colpiti da gravi conflitti, quali Afghanistan ed Iraq.
Nelle regioni povere, anche se sopravvivono il primo anno di vita, probabilmente moriranno entro il quinto. Specialmente, in Africa e Asia, ove non assumono abbastanza proteine.

Speranza di vita = aspettativa di vita = attesa di vita = vita media à numero medio di anni che restano da vivere. In generale, le donne vivono più a lungo degli uomini.
Giappone quella più alta del mondo: grazie a bassi tassi di mortalità di bambini e infanti e tassi bassi di fecondità, il paese entro il 2300 dovrebbe avere speranza di vita 106.
Africa subsahariana: speranze più basse, a causa dell’AIDS (sotto i 40 anni).
Speranza di vita alla nascita: è una media tra chi muore prematuramente e chi arriva oltre la media.

Geografi medici: studiano la distribuzione delle malattie e contribuiscono a prevederne la diffusione e studiare strategie di prevenzione.
Malattia endemica (endemia): presenza costante di malattia infettiva in una data regione
Malattia epidemica (epidemia): malattia che si diffonda, all’improvviso e brevemente in una regione
Malattia pandemica (pandemia): patologia che si presenta in molte parti del pianeta, a volte contemporaneamente.

Malattie infettive: trasmesse tramite vettori. Ad. Es. per la malaria, sono le zanzare. Altre sono a trasmissione diretta da infetto a sano, come influenza, tubercolosi.
Malattie croniche/degenerative: affliggono anziani. Es. polmonite, diabete.

2.5 In che modo i governi influenzano la variazione demografica?
Tramite le politiche riguardanti tasso di crescita o rapporti tra etnie. Es. leggi sull’aborto o la sterilizzazione forzata.

Politiche demografiche espansive: vogliono promuovere famiglie numerose ed incrementare il tasso di incremento naturale. Es. URSS e Cina di Mao.
Politiche demografiche eugenetiche: vogliono favorire un settore razziale o culturale della popolazione. Es. Germania nazista, US del 1970 (contro interessi afroamericani).
Politiche demografiche restrittive: vogliono ridurre il tasso di incremento naturale della popolazione. Usato oggi dalla maggior parte dei governi. 1970 in Cina: dopo Mao, politica di un solo figlio per coppia, riducendo il tasso di crescita della popolazione cinese.


3. LA MIGRAZIONE

3.1 Che cos’è la migrazione?
Il movimento cambia gli esseri umani ed il modo in cui vedono sé stessi. Trasforma i luoghi (di partenza come di arrivo), accelera la fusione di idee. Esistono tre tipi di movimento:
  1. Movimento ciclico. Ogni persona ha brevi movimenti entro un’area locale, che creano spazi di attività (si tratta della routine quotidiana).
Anche il pendolarismo è un movimento ciclico, che comporta da minuti a ore e può implicare più modi di trasporto.
Anche il movimento stagionale è ciclico: es. viaggiatori che lasciano la propria casa canadese in autunno per cercare il sole invernale della Florida. Questo però, è un movimento di lusso, che comporta vari cambiamenti sia nelle città canadesi spopolate sia in quelle americane affollate.
Il nomadismo, al contrario, è un movimento di sopravvivenza, cultura e tradizione. In calo, presente oggi in Asia e Africa.
  1. Il movimento periodico. Implica un periodo di lontananza da casa più prolungato. Ad esempio, la forza lavoro migrante / lavoro migrante.
Transumanza: sistema pastorale, nel quale i pastori trasferiscono il bestiame secondo la disponibilità stagionale dei pascoli. È una forma specializzata del movimento periodico.
Servizio militare: un’altra forma di movimento periodico. Es. US, militari si spostano in luoghi nuovi per i propri turni di servizio, che possono durare anche anni.
  1. La migrazione. Trasferimento di lungo periodo di un individuo, di una famiglia o gruppo, in una nuova località all’esterno della comunità d’origine.
Migrazione internazionale/transnazionale: movimento che comporta l’attraversamento di confini. Il paese d’origine che lo vede partire, lo classificherà come emigrante (il paese che lo vede arrivare, come immigrante).
Migrazione interna: avviene all’interno dei confini di un paese. Chi come gli afroamericani durante il novecento di sono trasferiti nel nordest in via di industrializzazione; chi si trasferisce in piccole città tranquille per passare il proprio pensionamento.
Gli statunitensi sono quelli più mobili: in media un loro cittadino, si trasferisce una volta ogni sei anni.

3.2 Perché le persone emigrano?
Migrazione forzata: implica imposizione; migrazione volontaria: scelta consapevole. Non sempre confine netto. Es. irlandesi erano maltrattati dagli inglesi: come se fossero stati costretti ad emigrare nel 1850. Ma allo stesso tempo, vista la carestia, può essere considerata come scelta consapevole: ricerca di migliori condizioni di vita.
La differenza comunque, sta nel poter decidere la propria destinazione o attività.

La migrazione forzata più grande della storia fu la tratta degli schiavi. Dall’africa all’america meridionale, caraibi e america settentrionale. Necessità nelle piantagioni già a partire dal 1500. Nel corso del 1700, soprattutto in quella della canna da zucchero.

Gli schiavi vennero prelevati prevalentemente dall’africa occidentale (Liberia, costa d’avorio, Ghana, togo, Benin, Nigeria).
Gli arabi erano invece attivi nell’africa orientale e nel corno d’africa (Sudan, Eritrea, Etiopia, Somalia).
Zanzibar, in Tanzania, fu uno dei mercati più importanti.
Questa fu la migrazione forzata con effetti più grandi, perché cambiò la geografia culturale ed etnica di vari paesi.

Un’altra fu quella dei deportati inglesi in Australia, a partire dal 1788. Anche gli statunitensi con l’espropriazione delle terre dei nativi, Stalin con la deportazione di russi in Siberia ed i nazisti con le deportazioni in massa di ebrei e minoranze.

Perché si migra? Teorie di Ernst Ravenstein, geografo tedesco, in “leggi della migrazione”:
  • Ogni migrazione genera una migrazione di ritorno / contromigrazione
  • La maggior parte dei migranti si sposta a breve distanza
  • migranti a lunga distanza, scelgono grandi città
  • abitanti di aree urbane migrano meno di quelli delle aree rurali
  • famiglie minore tendenza a migrazioni internazionali rispetto agli adulti giovani

le sue ipotesi si basano sul modello gravitazionale: ipotesi che l’interazione spaziale sia direttamente proporzionale alle dimensioni delle due popolazioni ed inversamente proporzionale alla loro distanza. à interazione spaziale uguale al prodotto delle dimensioni delle due popolazioni diviso per la loro distanza reciproca.

Fattori di espulsione: condizioni / percezioni che inducono un migrante a decidere di abbandonare un luogo
Fattori di attrazione, al contrario: circostanze che attraggono il migrante verso certi luoghi.
Decisione di emigrare deriva da una combinazione di fattori di espulsione e di attrazione. I fattori di espulsione sono individuale, sentiti in prima persona. Quelli di attrazione invece sono più vaghi, basati su percezioni.

Decadimento con la distanza: riguardo ai fattori di attrazione, i migranti hanno percezioni più complesse dei luoghi vicini rispetto a quelli lontani. Quindi tendono, alla fine, ad allontanarsi meno di quanto volessero fare inizialmente.
Migrazione a tappe / per gradi / per fasi. Ad ogni fase intervengono nuovi fattori di attrazione.

Fattori di espulsione e di attrazione: la povertà (anche se può condurre a situazioni lavorative di sfruttamento), le circostanze politiche (regimi oppressivi), conflitti armati e guerre civili (Milosevic, Ruanda), condizioni ambientali (disastri naturali quali uragani, terremoti, eruzioni).
Progressi nelle telecomunicazioni rafforzano il ruolo del legame di parentela come fattore di espulsione o attrazione. Spesso infatti, il migrante è indotto ad andare ove i parenti hanno già trovato successo. In questo caso, si crea la migrazione a catena. Le catene, a loro volta, generano ondate di migrazione.

3.3 Dove migrano le persone?
Fino al 1800 non esisteva una carta completa dei continenti del Pianeta. Gli esploratori europei furono importanti per la costruzione delle carte geografiche. Dopo gli esploratori, ci fu un lungo periodo di colonizzazione. Partendo dall’America, poi Africa costiera e Asia, poi gli entroterra.

Le migrazioni europee iniziarono lentamente, per poi esplodere tra 1835 e 1935: 75 milioni di persone verso le colonie africane e asiatiche oppure verso le Americhe, in cerca di opportunità economiche.
I britannici non furono solo responsabili delle migrazioni forzate di africani negli US, ma anche dei lavoratori a contratto indiani, pakistani e singalesi in Africa (dove tutt’oggi formano minoranze in attrito col resto della popolazione, ad es. Tanzania, Kenya e Sudafrica); furono responsabili anche dello spostamento degli indiani verso i caraibi, come Trinidad e Tobago e la Guyana.

Le migrazioni possono avvenire su scala regionale, anche quando i migranti si trasferiscono in un paese vicino.
Il colonialismo europeo diede un importante contributo alla creazione di isole di sviluppo: spesso città costiere, basate su scambi commerciali. Qui affluisce la maggior parte degli investimenti esteri e delle occupazioni retribuite.

Anche il ricongiungimento dei gruppi culturali è molto importante per le migrazioni. Es. UK incoraggia ebrei a tornare nella regione Palestinese.

Altro elemento sono i conflitti e le guerre: 15 milioni di tedeschi emigrarono o fuggirono dall’europa orientale a quella occidentale a partire dal 1945. Molti abbandonarono l’EU per trasferirsi verso US, Canada, Brasile. Si tratta di 8 milioni di europei.
Anche immigrati cubani a causa del regime comunista di Castro, verso la Florida.

Flussi migratori nazionali: considerabili come movimenti interni. Prima del 1950 avvennero solo negli US. Inizialmente, durante la prima guerra mondiale, afroamericani verso nordest e midwest in cerca di lavoro. Dagli anni ’70 però, tendenza inversa: afro abbandonano il nord per tornare a sud. Cause: opportunità economiche delle città meridionali.

Anche Russia grande migrazione interna, verso est, coste del pacifico. Spostamento in quest’area di industrie, ferrovie. Inglobano così, molte minoranze etniche.

Messico: un milione riesce ad entrare negli US all’anno, illegalmente o legalmente. Molti emigrano dal nord del Messico al sud degli US. Questo vuol dire che le aree del nord del Messico hanno penuria di forza lavoro, specialmente nel settore agricolo.

Necessità di lavoratori in Europa dopo la seconda guerra mondiale, per risollevare l’economia. In prevalenza vengono da paesi poveri a paesi in crescita all’interno dell’UE (da est ad ovest), ma anche dall’africa settentrionale verso la Francia e dalla Turchia verso la Germania.
Chiamati “lavoratori ospiti”: avevano il compito di colmare lo spazio lasciato dai lavoratori europei morti in guerra, dopodiché avrebbero dovuto fare ritorno ai propri paesi d’origine: eppure rimasero sul territorio! Sia perché volevano sia perché erano necessari. Nel giro di generazioni, hanno finalmente ottenuto la naturalizzazione.

Molti sono i lavoratori ospiti nel mondo, che inviano a casa “rimesse”. Quando il bisogno della forza lavoro diminuisce, i governi possono decidere di espellere i lavoratori ospiti. Anche il governo del paese d’origine può richiamare i propri lavoratori in patria, se vi è condizione pericolosa nel paese di destinazione (es. Indonesiani richiamati dall’Iraq, quando la guerra con US stava per scoppiare).

Status di rifugiato nato nel 1951. Nel 1970 erano quasi 3 milioni i rifugiati, in maggioranza arabi palestinesi sfollanti dopo la creazione dello stato di Israele.
Distinzione tra rifugiati che hanno trovato appoggio in un Paese diverso e profughi interni (internally displaced persons), i quali sono sfollati all’interno dei confini del proprio paese.

Le NU hanno stabilito quali sono le caratteristiche e i diritti del rifugiato. Quando soddisfa i criteri ufficiali, ha diritto all’assistenza, compreso il possibile diritto d’asilo . una volta che le violenze sono cessate e le condizioni migliorate, si può proseguire al rimpatrio nel paese d’origine.

Il problema africano: l’Africa sub-sahariana è la zona di accoglienza maggiore di tutte le migrazioni interne di africani. Crisi ancora più dura, essendo zona di malattie e povertà.
Sudan: conflitto da anni. Nord musulmano, sud cristiano ed animista. Governo a favore della sharia, finanzia delle milizie armate di musulmani arabi che compiono genocidio contro i musulmani più neri. Il conflitto si è spostato nel Darfur, al nord.

Le crisi israelo-palestinesi, irachena e afghana hanno condotto i paesi dell’Asia sudoccidentale ad ospitare i loro rifugiati.

In asia pure: rifugiati in fuga dalla Cambogia e dal Vietnam.
In Sudamerica, solo la Colombia: a causa del narcotraffico, molte aree della campagna sono soggette ad attacchi armati. Il governo non riesce a controllare queste aree e gli abitanti dei villaggi sono stati massacrati.

3.4 In che modo i governi influenzano la migrazione?
Gli ostacoli all’immigrazione sono generalmente giuridici. Nel 1882, gli US furono i primi a promulgare leggi sull’immigrazione, per impedire l’immigrazione dei Cinesi in California.
Anche l’isolazionismo è un modo di influire sulla migrazione. Il fatto di tenersi fuori dalle situazioni estere. Gli US, preoccupati dalla crescente immigrazione, propose quote di immigrazione: ogni anno, i paesi europei potevano permettere di emigrare soltanto al 3% dei compatrioti già presenti negli US.

Sono molti i paesi che praticano l’immigrazione selettiva, impedendo l’ingresso a chi abbia precedenti penali o cattiva salute.
Altri ancora, impongono requisiti specifici: Brasile preferisce personale agricolo, Singapore preferisce discendenti di cinesi con un buon background economico, Nuova Zelanda preferisce i figli di britannici, etc.

Dopo l’11 settembre, pratiche molto più severe negli US. Contro chi richiedesse asilo e contro gli immigrati clandestini.


4. LA CULTURA LOCALE E POPOLARE

4.1 Che cosa sono la cultura locale e la cultura popolare?
Cultura: sistemi di credenze, norme e valori praticati da un popolo.
Cultura tradizionale: piccola, popolazione omogenea, rurale, intrinseca nei tratti culturali
Cultura popolare: grande, include popolazioni eterogenee, urbana, cambia nei tratti culturali.

Cultura locale: tradizionale, ma che pone l’accento su come le persone definiscono se stesse. In pratica, gruppo di persone che in un particolare luogo, si considerano una comunità, condividono esperienze, consuetudini e si impegnano a conservarli. Alcune si basano sulla religione, altre sulle strutture familiari, altre sulla chiusura nei confronti delle altre culture.
Le culture locali si ridefiniscono e perfezionano continuamente.

La cultura materiale di un gruppo comprende oggetti che i membri costruiscono, come opere d’arte, case, danze, cibi.
La cultura immateriale, al contrario, è costituita dalle loro credenze, pratiche, valori.

La cultura popolare non è legata solo ad un area piccola, come quella locale, bensì viene applicata in tutto il mondo: la sua diffusione è rapidissima, tramite trasporti, marketing e comunicazione. Es. la moda: sandali di Dior, da che escono a Parigi, due giorni dopo saranno calzati dalle modelle Newyorkesi.
Diffusione gerarchica: città di importanza strategica (Milano, NY, Parigi) sono la fucina / casi di diffusione iniziale. Alla fine, l’innovazione arriverà anche nelle periferie. Oppure la gerarchia può non essere di luogo, ma di persona: dallo stilista alla modella, alle celebrità, agli esperti di moda, agli abbonati di riviste di moda…

4.2 Come si mantengono le culture locali?
Politica di assimilazione: es. US a inizio 1900, voleva inglobare i popoli nativi nella cultura dominante, trasformando gli indiani americani in Americani. Creazione delle riserve. Insegnamenti della religione, dei modi vittoriani di cucinare, pulire e cucire per quanto riguardava le donne.
2008 scuse pubbliche per i nativi del Canada e dell’Australia (addirittura, generazioni rubate).
Governo US invece, mai chiesto scusa.

Culture locali vengono mantenute tramite consuetudini: pratiche seguite abitualmente dal gruppo. Nonostante gli attacchi da parte della cultura popolare, è importante che le persone conservino le proprie usanze, sebbene subiscano piccoli cambiamenti nel tempo.

Appropriazione culturale: adozione di consuetudini e conoscenze da parte di altre culture, le quali le usano a proprio vantaggio.

Nelle aree rurali, le culture locali si preservano più facilmente, grazie all’isolamento che esclude le influenze esterne. Es. gruppi di cristiani protestanti anabattisti come Hutteriti, Amish e Mennoniti negli US.
Vite più semplici, alcuni come gli Amish non vogliono per niente l’uso della tecnologia, altri lo accettano (come gli Hutteriti) affinché sia rilevante all’agricoltura (no quelli individualistici come tv, videocamere, etc.). vita in comune. Attività lavorativa a volte, come caccia alle balene o ai bisonti, è fondamentale nella vita quotidiana e genera molte consuetudini. Oggi però devono affrontare limitazioni da parte del governo e della cultura del paese nel quale vivono.
Es. Indiani Makah, per riallacciarsi alla cultura tradizionale, nel 1999 ripristinano la caccia alle balene, che era stata proibita a causa di specie in rischio estinzione. Attacco da parte degli ambientalisti.

Neolocalismo: cercare la cultura regionale e darle nuovo vigore, contrapponendola all’incertezza contemporanea. Es. Little Sweden, Texas. È la città di Lindsborg, trasformatasi in luogo di celebrazione della cultura svedese.

Quartieri etnici omogenei: si hanno quando le culture locali riescono a creare un mondo separato, ove praticare la propria consuetudine, all’interno di una grande città. Es. ebrei a Brooklyn, italoamericani a Boston.

Mercificazione / commercializzazione: processo attraverso il quale qualcosa diventa oggetto acquistabile, vendibile, scambiabile nel mercato internazionale.
Questo da sì al problema della autenticità: si finisce col creare uno stereotipo della cultura locale, la quale è in realtà complessa e non si adatta a singole esperienze o immagini.

Tutte le culture locali sia rurali che urbane, sono dinamiche. Sono tutte state influenzate durante la loro esistenza. Il fatto di ricercare una cultura locale autentica non fa altro che alimentare i miti delle culture locali.

4.3 Come si diffonde la cultura popolare?
Tecnologie dei trasporti e delle comunicazioni hanno modificato il decadimento con la distanza.
La cultura popolare si diffonde a velocità più elevata tramite gli spazi più compressi.
Anche le consuetudini locali che vengono praticate da secoli possono essere assorbite nella cultura popolare.

Tutti gli aspetti della cultura popolare hanno una fucina, cioè un luogo d’origine. La fucina inizia con la diffusione per contagio, poi proseguono con la diffusione gerarchica.
Anche se la cultura popolare si è diffusa in tutto il pianeta, non ha cancellato le culture locali. Al contrario, un aspetto della cultura popolare, quando si incontra con una nuova località e con la sua gente e cultura locale, assumerà forme nuove! à riterritorializzazione della cultura popolare.

Paura diffusa che la cultura popolare omologhi tutto il pianeta! US coi suoi sport, fast food e musica, EU con filosofia, arte e moda, Giappone coi suoi cartoni animati e giochi elettronici.

Il fatto che la cultura popolare sia così rapidamente diffusa, fa perdere d’occhio ai consumatori la vera fucina di un bene o un’idea. Es. Nintendo Wii, non è statunitense (anche se è molto diffuso negli US), ma giapponese.

A volte, quando la cultura popolare sostituisce la cultura locale, incontra resistenza. Ad es. governo francese si fa dare sovvenzioni da radio e cinema per la riproduzione di musica e film americani e britannici.

4.4 Come cogliere le culture locali e la cultura popolare nel paesaggio culturale?
Paesaggio culturale: impronta visibile dell’attività umana sul paesaggio. Rispecchia i valori, regole, gusto estetico di una determinata cultura.

Placelessness / assenza di luogo: perdita dell’unicità di un luogo. Caratterizzata da vari elementi:
·         La diffusione planetaria del grattacielo è un esempio di come una forma architettonica si è oramai diffusa ovunque.
·         Alcune imprese ed alcuni prodotti sono così diffusi da lasciare un’impronta paesaggistica in territori molto lontani l’uno dall’altro. Somiglianze che si possono trovare ovunque, dagli aeroporti ai centri commerciali. (es. McDonald’s, Hard Rock Café)
·         Commercializzazione all’ingrosso dei paesaggi, che favorisce l’offuscamento dell’identità territoriale. Es. Las Vegas: strutture che evocano differenti parti del mondo (come se le prendesse in prestito).

Prestiti e mescolamenti comunque, avvengono ovunque: continuum globale-locale.
Glocalizzazione (globalizzazione e localizzazione): mediazione e modificazione di processi regionali, nazionali e planetari. Alla fine, il carattere di un luogo è il risultato di una serie di scambi tra locale e globale.


5. L’IDENTITA’: RAZZA, ETNIA, GENERE E SESSUALITA’

5.1 Che cos’è l’identità e come si costruiscono le identità?
Identità: modo in cui intendiamo noi stessi. Siamo noi a costruirla, attraverso le nostre esperienze, emozioni, rifiuti. Luogo e spazio fanno parte di questo processo e le nostre percezioni dei luoghi ci aiutano a capire chi siamo.
Identificazione contro: modo più facile per costruire un’identità. Consiste, prima di tutto, nel definire ed identificare l’altro e poi nel definire noi stessi come non l’altro. (es. colonizzazione, vediamo l’altro che è misterioso e selvaggio, allora ci autodefiniamo civili).

La razza è un esempio di costruzione dell’identità. Il fatto che esistano differenze di classe sociale ed economica hanno portato al concetto di superiorità associato a razza: razzismo. Un modo per definire l’altro è il colore della pelle, in quanto elemento visibile immediatamente.
Mentre la cultura locale e l’etnia sono frutto di scelte, l’appartenenza ad una razza è un’identità che ci è stata assegnata.

Segregazione residenziale: leggi in favore sono state approvate dagli US, vietando la migrazione di certi gruppi razziali in determinati quartieri. Oggi invece, è illegale. Eppure, la segregazione razziale persiste in alcune aree: in alcune città, le persone scelgono di vivere ove non vivono gli “altri” (es. suburbs). Qui, c’è anche differenza di classe, come se razza e classe fossero correlate. È infatti improbabile che avvenga il trasferimento al quartiere superiore, popolato dall’altra razza.

Ci possiamo considerare in modo diverso in base alle diverse scale: individuale (figlio, studente), locale, regionale, nazionale, planetaria. Queste sono connesse. Si influenzano reciprocamente.
Scala di new york: ispanoamericano, in realtà comprende portoricano, messicano, dominicano.

Successione: i nuovi immigrati si trasferiscono nelle aree occupate da gruppi di immigrati più antichi. Es. 1900, portoricani nel quartiere di East Harlem, poi diventano la presenza dominante ed il quartiere è oggi “El Barrio”.
NY è particolare per il suo assortimento etnico. Non cambia il luogo in quanto ad edifici, ma per rispecchiare le diverse culture, bastano le offerte di servizi nuovi per la comunità: es. negozi alimentari, agenzie viaggio, musica etc.

5.2 In che modo i luoghi influenzano l’identità e come cogliere le identità nei luoghi?
Senso del luogo: nel processo di costruzione dell’identità, diamo significato ad un determinato luogo, attribuendogli memorie ed esperienze. Come l’identità, il senso del luogo cambia col cambiare del luogo e col cambiare nostro.

Etnico: senso di appartenenza a un gruppo e a un territorio e un senso d’identità culturale molto forte.  Etnia varia a seconda delle scale, luoghi, tempo.
In genere viene usata, quando la razza fallisce nello spiegare le differenze tra gruppi. Es. Ruanda.

5.3 In che modo la geografia studia le relazioni di potere tra gruppi di persone?
Le relazioni di potere hanno influenza diretta su identità e paesaggi. Possono anche soggiogare gruppi di persone, imponendo determinati comportamenti o confinandoli a determinate aree. Es. US leggi Jim Crow – crearono e mantennero la segregazione dei neri dal 1876 al 1965.
Non sempre è necessario che sia lo Stato a stabilire la delimitazione. Sono generalmente le persone stesse, che limitano l’accesso agli altri ai propri luoghi. Es. tramite graffiti, murales vengono delimitati specifici confini.

Fasce di popolazione possono essere in maniera discriminatoria esclusi dalla cittadinanza e dal voto (es. nativi americani fino al 1920).
Altre fasce di popolazione sono sottovalutate. In genere le minoranze, come le donne. Il loro lavoro di domestiche non retribuite non viene considerato come produttivo per il paese. Le statistiche ufficiali infatti, non tengono conto di moltissime attività femminili: nei paesi poveri producono più della metà del cibo! Scavano pozzi, costruiscono case, fabbricano vestiti…

Sebbene aumentano i lavori ufficiali delle donne, sono comunque discriminate! Sono le prime ad essere licenziate in momenti di crisi economica. Sono pure retribuite meno degli uomini.
Nelle aree particolarmente vulnerabili da malattie, carestie o morte, le relazioni di potere sono determinanti. Le donne africane, più deboli, sono le più colpite dall’aids, soprattutto le prostitute. Mentre gli uomini lavorano in città, le donne devono badare da sole alle fattorie, senza un minimo di tecnologia. Lavoro tutto manuale. Massacrante, lotta per la sopravvivenza. Inoltre! Non hanno diritto a prestiti bancari, non hanno diritto a essere proprietarie della terra che coltivano.

India. Pena brutale, inclusa ustione, o morte nel caso in cui il padre non soddisfi l’accordo matrimoniale (dote da pagare alla famiglia dello sposo). Le relazioni di potere vedono le donne inferiori agli uomini. Molte donne scelgono di abortire quando sono incinte di una bambina. Ci sarebbe bisogno di cambiamenti delle relazioni sociali su scala familiare, locale, regionale e nazionale.

Flusso e riflusso di accettazione: quando si è in crescita economica, si è più disposti ad accettare gli immigrati ed il contrario quando si è in crisi. Infatti, si finisce con l’incolparsi l’un l’altro per la situazione.

Lo stereotipo della minoranza modello: (associata, negli US, agli asiatici) à persone buone e diligenti, che nonostante le sofferenze per discriminazione, hanno trovato modi di prosperare con mezzi pacifici. In realtà, i primi ebbero successo, quelli di recente immigrazione invece, occupano le posizioni peggio retribuite.


6. LA LINGUA

6.1 Che cosa sono le lingue e che ruolo svolgono nelle culture?
Lingua: elemento fondamentale per la cultura locale e nazionale. Es. Francia, protezione linguistica dal 1635, con l’istituzione dell’Academie Française. Nel 1975 bandisce l’uso di parole straniere negli annunci pubblicitari e nei documenti ufficiali. Lingua non è solo mezzo di comunicazione, ma parte importante della cultura, in quanto la rispecchia e le da forma.

La lingua da forma ai nostri pensieri, la usiamo per descrivere esperienze e sentimenti oppure creiamo nuove parole per indicarli.
Condividere una lingua vuol dire riconoscersi e farsi riconoscere, mantenendo un’identità culturale. La lingua infatti rispecchia una determinata collocazione fisica, valori, pensieri di una cultura.

La lingua offre informazioni sulla realtà nel quale il parlante vive: es. asiatici che non hanno tempi verbali, né sistema cronologico: non distinguono tra passato e presente, come fosse un unico continuum.
Lingua anche come arma nei conflitti sociali e politici: es. ispanofoni negli US, che rivendicano lo spagnolo negli affari pubblici.

English first: 30 Stati US dichiarano inglese lingua ufficiale
English plus: altri danno possibilità di bilinguismo dei non anglofoni
Altri ancora, sono ufficialmente bilingui: es. Hawaii (hawaiano e inglese), New Mexico (istruzione bilingue spagnolo e inglese).

Canada ufficialmente bilingue, rispetta la divisione coloniale tra Francia e GB.
Québec cerca di promuovere l’uso del francese. Movimenti secessionisti, non si è mai ottenuta la maggioranza. Problema dei nativi come Cree e Mohawk, pure immigrati, che non si riconoscono nella lingua francese.

Criterio di mutua intelligibilità: se due persone parlano in due lingue non sono in grado di comprendersi, se invece parlano due dialetti della stessa lingua, possono. Criterio condiviso dai geografi, ma non dai linguisti. Es. danesi e norvegesi si comprendono, anche se sono due lingue diverse. Oggi esistono all’incirca 6000 lingue, delle quali 600 in India e 1000 in Africa. Distinguere tra lingua e dialetto è molto complicato.

In genere le società progredite hanno lingue standard, di pubblicazione ed insegnamento. Sono i governi a decidere quale varietà sia lo standard: Academie Française scelse il parigino, governo cinese scelse mandarino settentrionale.
Divisione tra standard e varianti esiste in tutte le grandi società, anche in Italia.

I dialetti sono le varianti di una lingua standard, in base alle regioni o alle etnie. Lessico diverso, sintassi, pronuncia, cadenza, ritmo.
Catene dialettali distribuite nello spazio: più ci si allontana, meno i dialetti interagiscono tra loro.
Lingua è in realtà un insieme di dialetti, dei quali ne assumiamo uno come lingua vera perché è quello che parliamo noi o che il governo dichiara essere lingua standard.

Isoglossa: linea che segna il confine di una regione linguisticamente uniforme. Raramente però, si tratta di una linea retta. Il confine in genere è sfocato.

6.2 Perché le lingue hanno la distribuzione che hanno?
Famiglie linguistiche: classificazione su scala planetaria. All’interno della famiglia, le lingue hanno origine comune, ma lontana. (es. indo-europea)
Sottofamiglie linguistiche: caratteristiche comuni sono più definite e origine è più recente. (es. germanico, romanzo, slavo)

La famiglia indoeuropea ha la maggiore estensione territoriale ed il maggior numero di parlanti, nel suo interno inoltre, l’inglese è la lingua più diffusa.

Nel processo di classificazione delle lingue si studiano le relazioni tra di esse, confrontando somiglianze e differenze.
Mutamenti fonetici nel tempo: lieve mutamento del suono di una parola. Es. latino lac -> lait, latte, leche

Idee sul protoindoeuropeo: una lingua che diede origine al greco antico, latino e sanscrito (lingua degli antichi testi religiosi e letterari indiani)

Ricostruzione a ritroso: dedurre il vocabolario di una lingua estinta e spingersi fino a ricreare la lingua che l’ha preceduta. Tecnica chiamata ricostruzione profonda.
Ricostruzione anche dell’antico progenitore del protoindoeuropeo: il nostratico. Non avevano nomi per piante/animali domesticati. Si deduce fossero allora cacciatori e raccoglitori, non agricoltori. Probabilmente, uso del nostratico 14000 anni fa, prima della rivoluzione agricola.

Formazione di lingue attraverso la divergenza linguistica: processo che avviene quando si interrompe l’interazione tra i parlanti e la lingua si scinde e frammenta, prima in dialetti, poi in altre lingue. Es. tra spagnolo e portoghese; tra francese di Francia e francese del Québec.

La ricostruzione a ritroso potrebbe farci scoprire l’origine di una famiglia linguistica. È un compito complesso però! Le lingue non cambiano solo per divergenza, ma anche attraverso:
  • Convergenza: fusione di due lingue in una unica.
  • Estinzione: muoiono tutti i parlanti / si abbandona la lingua dei propri antenati.

Ipotesi: la regione d’origine del protoindoeuropeo potrebbe essere stata vicino al Mar Nero / Europa centrorientale.
Ipotesi di Renfrew: dall’Anatolia si diffusero le lingue indoeuropee dell’Europa, dall’arco orientale della mezzaluna fertile (Jordan, Syria) si diffusero le lingue dell’africa settentrionale e dell’Arabia, mentre dall’arco orientale (Iran), le lingue di Iran, Afghanistan, Pakistan, India (lingue antiche! Sostituite poi da lingue indoeuropee!)

Teoria della conquista: i primi locutori protoindoeuropei si diffusero da est a ovest a cavallo, dando luogo alla diffusione e distinzione delle lingue indoeuropee.
Teoria dell’agricoltura: il protoindoeuropeo si estese attraverso l’Europa verso ovest con la diffusione dell’agricoltura.
Ipotesi della dispersione: le lingue originate dal protoindoeuropeo si diffusero verso est nell’asia sudorientale, intorno al mar caspio, attraverso le pianure russo ucraine e infine nei Balcani.
Non si sa ancora ove sia nata la lingua protoindoeuropea.

Lingue romanze: francese, spagnolo, italiano, romeno, portoghese, distribuite in tre regioni, che erano controllate dall’impero romano.
Lingue germaniche: inglese, tedesco, neerlandese, danese, norvegese, svedese. Espansione delle popolazioni settentrionali verso ovest e sud. L’inglese però, ha anche l’impronta della migrazione Normanna in Inghilterra del 1066, che portò il francese nelle Isole Britanniche, con relativo inserimento di lessico romanzo nell’inglese germanico.
Lingue slave: russo, polacco, ceco, slovacco, ucraino, sloveno, serbocroato, bulgaro. Si svilupparono quando gli slavi migrarono dall’Ucraina 2000 anni fa.

Eccezioni: celti sopravvivono in GB, col gaelico irlandese ed il gaelico scozzese; il basco / euskera sopravvive nella regione montuosa dell’Andorra tra Spagna e Francia à oggi, riconosciuta come lingua, autonomia alla regione basca sancita dalla costituzione.

Nell’Africa subsahariana la famiglia niger-congolese è quella prevalente.
Lingue più antiche sono le Khoisan, cioè quelle ove è presente il suono clic. Sono lingue poi emarginate dall’invasione della sottofamiglia bantu (con lingue molto simili).
Più a lungo una lingua si parla in un luogo, più alta è la probabilità che si producano variazioni e che la lingua si frammenti.
Nigeria, creata arbitrariamente dai colonizzatori britannici, con confini tracciati su carta. Dal 1962, con l’indipendenza, il governo decise di adottare l’inglese come lingua ufficiale. Questo complica solo la situazione per i bambini, che non ne traggono alcun vantaggio.

6.3 Come si diffondono le lingue?
Migliaia di anni fa, c’erano moltissime lingue. Con la crescita di imperi e società alfabetizzate, alcune cominciarono ad affermarsi più di altre. Es. cinese dell’impero Han e latino dell’impero romano. La diffusione avvenne inizialmente tra i ricchi, mentre i poveri rimasero analfabeti. Con l’invenzione della stampa, nel medioevo, le lingue europee vennero fissate e molte più persone impararono a leggere e scrivere. Col mercantilismo ed il colonialismo poi, le lingue europee, in particolare spagnolo ed inglese, vennero esportate oltreoceano.

Lingua franca: lingua usata fra parlanti di diverse lingua con lo scopo di scambi commerciali
Lingua pidgin: lingua semplificata creatasi dalla mescolanza di lingue fra due parlanti di diverse lingue.
La prima lingua franca usata fu una lingua pidgin.
L’arabo fu lingua franca durante l’epoca di espansione dell’Islam, l’inglese lo divenne in epoca coloniale.
Lingua creola: lingua pidgin che ha sviluppato struttura e lessico complessi, diventando una lingua nativa.

Le lingue pidgin e creole sono importanti per l’unificazione linguistica, perché sono semplici ed accessibili, quindi hanno rapida diffusione.

Esistono pochi stati monolingui: giappone, uruguay, venezuela, islanda, danimarca, portogallo, polonia, lesotho (africa). Comunque, esistono piccole minoranze all’interno che parlano altre lingue, come ad esempio la comunità coreana in Giappone.
Negli stati multilingui, la frammentazione linguistica può essere associata al pluralismo culturale: es. India, uno stato per lingua.

Le lingue ufficiali vengono adottate nei paesi a frammentazione linguistica per cercare di creare un legame tra i cittadini.

Inglese è lingua franca dell’economia, dei viaggi e della tecnologia. Sta diventando lingua globale? Dipende dal significato di globale. Se intendiamo che viene usata in tutto il mondo nelle attività quotidiane, allora non lo è.
La lingua è fortemente identitaria, in difesa della propria cultura, molti si oppongono all’inglese.
Se invece consideriamo globale come lingua comune degli scambi commerciali internazionali, allora si, potrebbe diventarlo. Rischioso però: influenze economiche e politiche nell’uso della lingua possono imporre un’altra lingua agli affari internazionali.

6.4 Quale ruolo svolge la lingua nella creazione dei luoghi?
Toponimi: nomi di luogo. Dare un nome vuol dire creare un luogo e dargli determinate caratteristiche. Sono le persone a creare i luoghi. Inoltre, il dare un determinato nome, da informazioni sulla storia del luogo. Ci sono nomi descrittivi, associativi, commemorativi, elogiativi, che ricordano avvenimenti, rivendicano possesso, richiamano alla cultura tradizionale, altri inventati o sbagliati.

Il nome è legato a migrazione e contatto fra culture. Ad es. nomi francesi in zone della Louisiana. Oppure in Brasile, toponimi portoghesi che ricordano la colonizzazione delle terre. Ma allo stesso tempo alcuni tedeschi, che testimoniano l’immigrazione tedesca.

Toponimi diversi evidenziano il fatto che l’area sia contesa: es. Islas Malvinas e Falkland Islands.

Quando si cambia un toponimo e se ne assegna uno nuovo è come se si cancellasse il passato e se ne generasse uno nuovo. Spesso avviene quando cambia il tipo di governo o il “possessore” (es. indipendenza dopo la colonizzazione). Non solo i paesi, ma anche le città, es. Leopoldville diventa Kinshasa.
Altro caso è il post-rivoluzione. Es. a seguito di colpi di Stato e rivoluzioni. Come il dittatore Mobutu che cambia la RDC in Repubblica dello Zaire. Poi Kabila lo fa ridivenire RDC.
Altro ancora sono i toponimi commemorativi: in onore di una persona o di un avvenimento. Es. i parchi US denominati Memorial Park.
Mercificazione dei toponimi: vendita di nomi e marchi in altri luoghi: sono le multinazionali che ricreano luoghi di successo per attirare consumatori es. Disneyland Paris e Tokyo Disneyland, entrambi da Disneyland negli US.


7. LA RELIGIONE

7.1 Che cos’è la religione e qual è il suo ruolo nella cultura?
Religione come la lingua, alla base della cultura in quanto rispecchia l’identità. Possibilità di convertirsi o convertire (missionari). Il paesaggio culturale è segnato dalla religione. Non solo tramite chiese e moschee, ma tramite ad esempio vendita di alcolici, abbigliamento, abitudini personali (come la barba lunga).

Religione: sistema di credenze e pratiche che cerca di ordinare le priorità della vita. Stabilisce infatti, standard di comportamento.
Molti rituali diversi (matrimonio, nascita), quello comune è la preghiera.
Anche negli Stati ove oramai la religione è secolarizzata, ovvero non influisce più pesantemente sul comportamento dell’individuo, si possono riscontrare i tratti della religione subcoscienti: arte, storia, consuetudini, credenze. In qualunque società, la religione ha influenza nel lavoro svolto, in ciò che acquista ed in ciò che gli è concesso fare.

7.2 Dove si sono originate e come si diffondono le principali religioni?
Tre classi, in base all’approccio al concetto di divinità:
  1. Monoteiste: venerano solo un Dio
  2. Politeiste: più di una divinità, anche migliaia
  3. Animiste: tutto ciò che esiste ha un’anima (animali, piante, montagne, luna) e quindi deve essere venerato

Tutte le religioni in passato sono state animiste o politeiste. 3500 anni fa però, Zarathustra, in Asia sudorientale sviluppa la religione monoteista (dalla quale probabilmente derivano le principali moderne come ebraismo, cristianesimo e Islam).
500 a.C. filosofia greca nel Mediterraneo settentrionale, Induismo in Asia meridionale, Ebraismo nel mediterraneo orientale, filosofie cinesi nella valle del fiume giallo.
Cristianesimo ed Islam sono influenzate dall’Ebraismo e dalla filosofia greca.

Religioni universalizzanti: cercano di compiere conversioni perché ritengono di offrire credenze appropriate ed universalmente valide. Es. Cristianesimo, Islam, Buddhismo.
Religioni etniche: al contrario, i seguaci nascono nella fede e non cercano di convertire gli altri. Sono concentrate in determinati spazi es. sudamerica, africa. Eccezione è l’ebraismo! Si tratta di una religione etnica, però i suoi seguaci sono distribuiti nel mondo, a causa delle migrazioni forzate e volontarie.

Induismo, terza religione dopo cristianesimo ed Islam. Creato 4000 anni fa nell’attuale Pakistan. Basato su pratiche antiche quali bagni rituali e reincarnazione. Unico Dio è Brahman, gli altri dei sono sue espressioni. Non ha libro sacro né profeta. Fondamentale è il karma: causa ed effetto. Umani legati al samsara: ciclo di nascita, morte, rinascita. Sistema delle caste, blocca gli individui in particolari classi sociali.
Diffusione limitata in quanto è una religione etnica. Indonesia: Bali oggi è fortemente induista, anche perché nel periodo in cui l’Indonesia era stata assalita dai musulmani, molti hindu si sono trasferiti nell’isola di Bali.

Buddhismo. Nasce in India, in risposta al rigido sistema sociale imposto dall’induismo. Siddharta Gautama Buddha. Con Ashoka, sovrano indiano convertitosi al buddhismo, la religione si estese tramite invio di missionari anche a popoli lontani: Sri Lanka, Tibet, Cina, Corea, Giappone, Vietnam, Indonesia. Il Buddhista è cambiato nel corso del tempo ed ha assunto forme diverse in base al luogo.

Shintoismo. Religione etnica che si concentra su natura e culto antenati. Era religione di Stato durante il 1800 in Giappone, poi rinuncia da parte dell’imperatore.

Taoismo. Laozi, 6 a.C. convogliare energie vitali e ridurre quelle negative.

Confucianesimo. Filosofo Confucio, vissuto in Cina in epoca corrotta. Come il Taoismo è una filosofia di vita. Virtù e capacità umane determinano la posizione di un individuo e le sue responsabilità nella società.

Tentativi da parte del governo comunista cinese di sopprimere le religioni, ma non ci riuscì. Forte opposizione dei seguaci di confucio, abituati a tali credenze da 2000 anni.

Ebraismo. Sistema di credenze nato 4000 anni fa. Si basa sulla credenza che Abramo avesse stipulato un patto con Dio: gli ebrei avrebbero adorato un solo Dio, il quale in cambio avrebbe protetto il popolo eletto (Israele). Diversamente dalle altre religioni etniche, non è limitato solo ad un piccolo territorio: 40% negli US, 40% nello Stato di Israele, il restante nel resto del mondo.
Dispersione degli ebrei: diaspora. Perseguitati ovunque. Inizia il movimento sionista, i cui membri credono che gli ebrei non debbano essere inclusi in altre società, ma per sopravvivere debbano creare una patria. 1947 viene creato lo Stato ebraico, quando scaduto il mandato britannico in Palestina, l’ONU divise la Palestina in due Stati.

Cristianesimo. Fondatore Gesù di Nazareth. Figlio di Dio, inviato sulla terra per mostrare agli uomini come vivere. Nacque a Betlemme, Cisgiordania e visse a Nazareth, nell’attuale Israele.
Chiesa cristiana ortodossa / chiesa ortodossa orientale: perseguitata dai Turchi in varie occasioni.
Chiesa cattolica / Chiesa cattolica romana: 1 miliardo di seguaci. Nel medioevo era la più potente, controllando anche la vita politica europea. Inizia a distaccarsi dalle masse e subisce attacchi. Scisma. Scontro tra papi. Attorno al 1400.
Riforma protestante tra 1500-1600 con Martin Lutero e Giovanni Calvino. Protestantesimo è composto da molte sette e costituisce il terzo ramo del cristianesimo.
Diffusione planetaria col colonialismo: dall’Europa all’Africa ed alle Americhe. Ma anche in asia!

Islam. Profeta maometto, al quale si è rivelato Allah. Impone determinato comportamento in tutte le sfere della vita. Proibisce alcool e gioco d’azzardo.
Sunnismo, 90%, consuetudine.
Sciismo, minoritario dell’Iran, seguaci di Ali, cugino di Maometto. 
Esistono molte altre sette minoritarie. Comunque, la discussione principale derivò tra S e S per quanto riguardava la scelta dell’erede, dopo la morte di Maometto. Prevalsero i sunniti. Sciiti danno molta importanza all’imam, credendolo infallibile.
I musulmani diffusero la loro religione fino oltre l’oceano indiano tramite il commercio.

Le religioni indigene. Ambito locale, basati sulla venerazione della natura, tramandate da famiglie e gruppi d’indigeni.
Lo sciamanismo. Pratiche rituali e credenze magico-religiose basate sull’azione di uno sciamano, capo religioso, guaritore e visionario. Sono in Africa, America, Asia. Pochi seguaci. In genere isolate. Si tratta di religioni tradizionali.

Il secolarismo è in ascesa. I membri delle religioni osservanti stanno diminuendo. Vige indifferenza o rifiuto nei confronti delle religioni organizzate.

7.3 Come scorgere la religione nel paesaggio culturale?
Pellegrinaggio: pratica di recarsi presso un luogo sacro.
Siti sacri: luoghi / spazi ai quali si attribuisce significato religioso. In molti paesi, i siti sacri sono considerati importanti dai seguaci di più di una fede.

Per gli ebrei, Gerusalemme, muro del pianto: ove Abramo stava per sacrificare suo figlio Isacco. Per i cristiani, Gerusalemme è sacra perché la crocifissione di Gesù avvenne fuori dalle mura della città. Il monte del tempio ebraico è chiamato nobile santuario dai musulmani, per i quali è importante dato che è il luogo ove Maometto ascese al cielo.

Per gli induisti è importante non deturpare troppo il paesaggio. Molti templi, in genere vicino a fonti d’acqua.
Per i cristiani, sa sempre importanti le cattedrali. Nel corso dei secoli sono stati il centro della vita sociale. Importanti anche i cimiteri. Nelle città europee ci sono ancora cimiteri che risalgono a secoli scorsi.

Per l’Islam, importanti le moschee. Dai minareti i muezzin chiamano alla preghiera. Vietata la raffigurazione di umani, quindi molti simboli nella religione musulmano, spesso con calligrafia complicata e affascinante. Uno dei pellegrinaggi più famosi al mondo: alla Mecca, in AS.

7.4 Qual è il ruolo della religione nei conflitti politici?
Paesi a cavallo di confini interreligiosi: soggetti a forze culturali divisorie. Es. paesi africani tra cristiano e musulmano.
Altri sono a cavallo di confini intrareligiosi: es. tra cristiani protestanti e cattolici oppure musulmani sciiti e sunniti.

Regione israelo-palestinese, conflitto più controverso.
Ex jugoslavia: divisa tra serbi, con alfabeto cirillico e Croati, con alfabeto latino. I turchi introdussero l’Islam, convertendo i serbi. Molti scontri. Seconda guerra mondiale, croati si schierano coi nazisti. Slobodan Milosevic, pulizia etnica. Espulsione e massacri di musulmani, qualsiasi fosse l’etnia. UN. Divisione della repubblica federale di Bosnia ed Erzegovina in una per croati e musulmani e l’altra per i serbi. Situazione ancora incerta, soprattutto per la regione del Kosovo.

Fondamentalismo religioso: gruppo che considera le proprie credenze religiose non riformabili ed inflessibili. In genere accade in risposta al degrado della società.
Estremismo religioso: è l’estremo violento del fondamentalismo.
Attenzione: non tutti i fondamentalisti sono estremisti!
Il fondamentalismo islamico è in espansione e questo diventa evidente se pensiamo all’espansione delle leggi della sharia: in particolare, del codice penale, sono norme molto severe che prevedono pene corporali quali amputazioni, flagellazione, lapidazione. Ora in vigore in Nigeria e Sudan settentrionali.

Rischi politici legati ai fondamentalismi. Es. Ayatollah Khomeini, rivoluzione, norme e pratiche islamiche divennero legge.
Talebani afghani: in favore della jihad (guerra santa contro occidente e in particolare US), nascondono estremisti islamici.


8. LA GEOGRAFIA POLITICA
8.1 Dal punto di vista politico, com’è organizzato lo spazio in stati e nazioni?
Geografia politica: studio dell’organizzazione politica del pianeta. Avviene su varie scale. Su scala planetaria c’è la suddivisione in Paesi/Stati. Ove con Stato si intende entità provvista di popolazione, sovranità nazionale e territorio. Oggi circa 200 Stati.

Territorialità: azione di un individuo o gruppo volta a controllare persone, fenomeni, relazioni.
Gli individui nel tempo hanno cambiato il modo di organizzare il territorio. Oggi, territorio è legato al concetto di sovranità, in quanto implica un’espressione di controllo sul territorio.
Integrità territoriale: esiste il diritto a difenderla dalle aggressioni esterne.

Inizialmente condivisione territori, specialmente America, ma anche Asia e Africa.
Concetto europeo di Stato cambia la situazione. Stato moderno nasce con la pace di Westfalia 1648, sacro romano impero germanico, che finiva la guerra dei trent’anni, conflitto europeo religioso.
Con questa pace: in passato le società definivano il proprio territorio, ora il territorio definiva la società (es. i francesi sono in Francia).

Nazione: gruppo di individui che basano la propria appartenenza al gruppo su un senso di cultura e storia condivisa, aspirando ad autonomia politica e territoriale. Una nazione non esiste in quanto gruppo distinto, esistente a sé, bensì come sentimento collettivo di appartenenza.
Non coincide con lo Stato! Es. Stato: Belgio, Nazioni al suo interno: Valloni e Fiamminghi!

Stato-Nazione: modello europeo dello stato, è una regione organizzata politicamente, nella quale Nazione e Stato occupano lo stesso spazio. Aspirazione nata con la rivoluzione francese, insieme al concetto di democrazia: popolo sovrano dello Stato.

Quasi tutti gli Stati esistenti oggi sono Stato Multinazionale: hanno più di una nazione all’interno dei loro confini. Es. Ex Jugoslavia, nazione croata, serba, slovena.
Al contrario, se una nazione si estende in più stati è Nazione Multistatale.
Nazioni Senza Stato: es. Palestinesi.

Con la colonizzazione, si esporta il modello di Stato, sovranità e aspirazione a Stati Nazionali al resto del mondo. Altri effetti però, sono la concentrazione di ricchezza in Europa e nelle colonie europee, che è alla base della distribuzione ineguale di potere del mondo di oggi.

Economia planetaria, divisa in tre zone:
  1. Centro, livelli d’istruzione, salari, tecnologia superiori. Processi centrali generano più ricchezza nell’economia planetaria. (US, Canada, EU occidentale, Scandinavia, Australia, Giappone)
  2. Periferia, livelli di istruzione, salar, tecnologia inferiori. Processi quindi, che generano meno ricchezza. (Africa tranne SA, alcune regioni sud Americane, asia insulare, medio oriente)
  3. Semiperiferia, territorio nel quale vi sono processi che costituiscono il centro e anche la periferia. Sfruttate infatti dal centro, ma sfruttano la periferia. (Brasile, Sudafrica, Arabia Saudita, UAE, India, Cina, Russia, Europa dell’est)

Potere economico: ricchezza
Potere politico: capacità di influenzare gli altri per raggiungere determinati obiettivi.
Non sono identici, ma il potere economico consente di procurare potere politico.

8.2 In che modo gli Stati organizzano spazialmente i loro governi?
Stato unitario: centralizzato, la capitale è centro del potere. Soprattutto fino al 1945.
Stato federale: territorio organizzato in unità federate (regioni, Stati, province). Se il sistema federale è forte, le regioni hanno grande controllo sulle politiche e sulle spese del governo centrale. Se invece è debole, le regioni hanno poco controllo. Federalismo diverso modo di funzionamento, in base al contesto.

Devolution: trasferimento di alcuni poteri e competenze es. istruzione, sanità, dal governo centrale ai governi locali.

Decentramenti etnoculturali: nazioni che dentro uno stato si definiscono diverse per etnia, lingua, religione.
Decentramenti economici: nazioni che si distinguono per la propria rilevanza economica.

Geografia elettorale: studio di come le circoscrizioni elettorali rispecchia e influenza gli affari sociali e politici.
Contatto diretto tra elettore e governo avviene su scala locale.
US, camera dei rappresentanti, eletti su rappresentanza territoriale: ogni distretto elegge un rappresentante.
Reapportionment: ri-attribuzione del numero del numero dei rappresentanti, in base alle varazioni della popolazione (censimento – come è cambiata la situazione – adeguazione dei rappresentanti).

8.3 Come si creano i confini e perché sorgono le dispute di confine?
Confine: piano verticale che taglia il suolo, sottosuolo e spazio aereo, dividendone il territorio.
Molte ripartizioni furono effettuate prima di scoprire le risorse del sottosuolo, così nacquero le successive dispute.

 Creazione di un confine tra due stati:
  • Definizione del confine, attraverso documento nel quale si definiscono longitudine e latitudine
  • Delimitazione, disegno su carta del confine
  • Demarcazione (opzionale), con pali, pilasti, muri, recinzioni
  • Amministrazione, scelta della procedura adeguata a mantenere il confine e regolare il flusso di
merci e persone

confini geometrici: come quelli US, canadesi e africani, basati su latitudine e longitudine
confini fisico-politici: seguono un elemento concordato del paesaggio, es. linea di un fiume o di una montagna. Es. Rio Grande tra US e Messico o Pirenei tra Francia e Spagna.

Dispute di definizione: riguardano la formulazione giuridica dell’accordo. Es. linea mediana di un fiume vuol dire che in piena e in secca, la linea cambia?
Dispute di ubicazione / localizzazione: non si basa sulla definizione, ma sull’interpretazione del termine.
Dispute di gestione: paesi vicini, riguardo la funzione del confine. Disputa se solo uno controlla le migrazioni, mentre l’altro lascia il via libera.
Dispute di ripartizione / allocazione: per quanto riguarda le risorse al confine, come gas naturale tra Paesi Bassi e Germania o petrolio tra Iraq e Kuwait.

8.4 In che modo la geopolitica aiuta a comprendere i rapporti fra le popolazioni?
La geopolitica si suddivide in due teorie principali:
  1. Scuola tedesca, Stato come organismo biologico, ha bisogno di nutrimento, cioè di nuovi territori appartenuti a competitori meno potenti. Territorio come forza essenziale dello stato. Giustifica l’espansionismo.
  2. Scuola angloamericana, importanza anche del mare, non solo della terra ferma. Chi avesse sfruttato il mare, avrebbe finito col dominare il mondo.

Geopolitica critica: i politici degli stati più potenti creano idee che influenzano comportamenti e scelte politiche, condizionando la visione dei cittadini.
Ordine geopolitico planetario: per molto tempo potere diviso tra URSS e US, cioè bipolarismo.
Ora si parla di un possibile unilateralismo: US come forza egemone che usa le maniere forti e i cui alleati fungono da sudditi per quanto riguarda prendere decisioni.

8.5 Cosa sono le organizzazioni sovranazionali e qual è il futuro dello stato?
Organizzazione sovranazionale: entità costituita da tre o più Stati che formano una struttura amministrativa per il mutuo vantaggio e perseguimento di obiettivi comuni. Sperimentazione ancora in corso. Alcune ebbero successo, altre meno. L’UE è molto particolare, come un grande stato, miliardi di fondi, tre capitali, ampi poteri decisionali.


9. GEOGRAFIA URBANA

9.1 Quando e perché gli uomini iniziarono a vivere in città?
Città: agglomerato di persone ed edifici che fungono da centro di politica, cultura ed economia.
Urbano: non rurale e non agricolo.
Urbanizzazione: fenomeno che sta avvenendo ovunque, anche se non uniformemente. Anche se oggi è veloce, è un processo che inizialmente impiegò migliaia di anni.

Dalla caccia all’allevamento ed all’agricoltura. Piccoli villaggi. à villaggi agricoli: abitanti partecipavano alle attività agricole, vivevano per sussistenza.
Poi città più grandi, caratterizzate dagli scambi commerciali e da classi sociali diverse, ove non tutti lavorano in agricoltura.

Classe dirigente: gruppo di capi e organizzatori che controllano le risorse degli altri cittadini. Controllo su produzione e distribuzione degli alimenti.
Prima rivoluzione urbana, avvenne in cinque luoghi distinti, quindi probabilmente innovazione indipendente.
  1. 3500 a.C. Mesopotamia. Limitata. Cittadini tenuti in condizione di schiavitù.
  2. 3200 a.C. Valle del Nilo. Potere detenuto da chi controllava i sistemi di irrigazione
  3. 2200 a.C. Valle dell’Indo, organizzazione, fognature, pozzi, mura. Scambi commerciali a grandi distanze. La classe dirigente viveva in abitazioni delle stesse dimensioni di quelle dei cittadini.
  4. 1500 a.C. Fiume Azzurro e Fiume Giallo. Cinta muraria, templi, palazzi enormi della classe dirigente.
  5. 200 a.C. Mesoamerica. Autorità divina, re-divinità.

La gente delle città migrò. Così, diffuse le proprie conoscenze agricole ed urbanistiche.
500 a.C. , Grecia è l’area più urbanizzata del Pianeta. Rete di città, anche sulle isole. Marinai collegavano commercialmente i luoghi. Atene e Sparta, le principali.
Agorà: spazio pubblico usato come luogo di riunione, che diventò anche centro della vita commerciale.

Sito di una città: posizione assoluta, scelta per esigenze commerciali, difensive, religiose.
Romani combinarono agorà e acropoli greche nel FORO, punto principale della vita pubblica, centro amministrativo, politico, religioso, commerciale e culturale.
Medioevo à urbanizzazione al di fuori dell’Europa.

Situazione di una città: posizione relativa all’interno di una regione.
Con la colonizzazione, ci fu il declino delle città interne e l’esplosione di quelle costiere. Infatti, queste resero possibile una rete di commercio internazionale.
Con la rivoluzione industriale, collegamenti fra varie città anche lontane da forniture di carbone. Le situazioni igienico-sanitarie però erano pessime, peggio anche di quelle del medioevo. Riconoscimento dei diritti dei lavoratori à introduzione della pianificazione urbana.
1950 fabbriche si trasferiscono lontano dalle aree urbane, oramai sovraffollate e costose.

9.2 Dove sono le città e perché?
Area di mercato: zona della città, indipendentemente dal fatto che sia grande o piccola.
Regola rango-dimensione: in un modello di gerarchia urbana, il numero di abitanti di una città è inversamente proporzionale al suo rango nella gerarchia. Non è però valida per tutti i paesi che hanno solo una città più rande delle altre (es. Parigi).

Teoria delle località centrali (Christaller): si trovano l’una dentro l’altra, quindi la località centrale più grande fornisce il massimo numero di funzioni alla maggior parte della regione. Le città sarebbero distribuite regolarmente, le località centrali avrebbero distanza uniforme. à ogni località centrale ha una regione complementare circostante, area di mercato esclusiva ove la città ha il monopolio sulla vendita di beni e servizi.
Non tutte le enunciazioni di Christaller possono essere prese per vere. Però! Ciò non toglie che in una regione, la distribuzione degli insediamenti non si è prodotta a caso, ma sia legata alle aree di mercato, popolazione e distanze.

9.3 Come sono organizzate e come funzionano le città?
Zonizzazione funzionale: divisione di una città in zone, omogenee e specializzate per certi scopi o funzioni.
Zona: area con un uso del suolo uniforme (es. zona industriale, residenziale).
La zona economica chiave della città, viene chiamata centro finanziario e commerciale.
Centro cittadino: area urbana non periferica. In genere, parte più antica della città, contrapposta ai sobborghi recenti
Sobborgo: parte esterna, uniforme, di un’area urbana, spesso vicino al centro cittadino.
Suburbanizzazione: processo di urbanizzazione delle aree originariamente esterne all’ambiente urbano. Si verifica quando individui e imprese migrano dalla città. Questo processo è importante in quanto trasforma il suolo  da rurale ad urbano.

Modello a zone concentriche: divide la città in zone concentriche, definite dalle relative funzioni:
  • Al centro, il centro finanziario e commerciale, suddiviso in sottoquartieri.
  • La zona di transizione, con residenze e manifattura leggera
  • Case degli operai
  • Residenze delle classi medie
  • Pendolari, zona suburbana.
Quando cresce la città, le zone interne invadono quelle esterne.

Modello a settori: la cittò cresce verso l’esterno del centro cittadino, zona residenziale puù estendersi fino al margine della città, creando zone a forma di settore.

Modello a nuclei multipli: perdita di posizione dominante del cbd, propone infatti diverse zone urbane con nuclei propri.

Domini urbani: modello della metropoli moderna. Ogni dominio è un’entità economica, sociale, politica separata, ma legata ad altre simili per formare la struttura della metropoli.

Città latinoamericana. CBD è centro primario del commercio. Diviso in due settori: mercato e skyscrapers. Zona residenziale prestigiosa circonda il CBD, ne è una specie di estensione. Infatti ci sono uffici, malls, abitazioni della classe medio-alta. Le restanti zone concentriche ospitano residenti più poveri, che sono la maggior parte della popolazione. Zona più esterna ci sono abitazioni abusive periferiche, con poveri e immigrati recenti. Baraccopoli.
Settore di disamenità: parti poverissime della città, non collegate ai servizi cittadini, controllate da criminali e narcotrafficanti.

Città africane. Livello di urbanizzazione sotto il 40%. Create essenzialmente durante il colonialismo. Eccezioni: Sudafrica. Città occidentali, con più CBD.

9.4 In che modo prendono forma le città?
Molte delle città più popolose si trovano nelle regioni più povere.
Shantytowns / baraccopoli: insediamenti abusivi in cui le abitazioni sono costruite con legname, ferro, cartone.
Le città più povere non hanno leggi di zonizzazione, secondo le quali l’uso dello spazio rispetti ambiente e cultura.

Blockbusting: pratica degli agenti immobiliari bianchi durante la segregazione razziale: convincevano i bianchi a scappare nei suburbs, perché il quartiere si stava degradando (con la scusa, avrebbero rivenduto la loro casa ai neri).

Programmi di commercializzazione: trasformazione del centro in un’area attraente per i residenti, ma anche per i turisti. Es. NY, Miami.

Gentrification: processo che ha luogo quando si acquistano e ristrutturano abitazioni, aumentandone il valore e cambiando così le caratteristiche del quartiere.

Tear-down: case comprate con lo scopo di demolirle e costruire edifici più grandi al loro posto.

Sprawl urbano / dispersione: crescita rapida ed incontrollata di edifici abitativi e commerciali e di strade in vaste porzioni di territorio. È un fenomeno legato all’era dell’automobile. Le città sviluppatesi prima dell’auto infatti, sono cresciute verso l’alto, non verso l’esterno. Es. città dell’ovest US.
Nuovo urbanesimo, nato in risposta a questa scompostezza urbana. Si tratta di sviluppo edilizio e rinnovamento suburbano che creano quartieri pedonali con grande assortimento di abitazioni e posti di lavoro. Vogliono creare dei quartieri che incoraggino il senso di comunità: infatti, vogliono ridurre i tempi del traffico, aumentare case a prezzi abbordabili e frenare lo sprawl.

Gated community: quartieri circondati da barriere fisiche quali muri o cancellate, con accessi (gate) controllati per pedoni e veicoli. Perché? Sicurezza degli abitanti e aumentare valore delle abitazioni.

Baraccopoli / slum: non si tratta di abusivi! Pagano l’affitto!

Economia informale: insieme delle transazioni che sfuggono alla contabilità nazionale e non contribuiscono al reddito nazionale di un paese. Sfugge all’imposizione fiscale!

9.5 Quale ruolo svolgono le città?
Globalizzazione: insieme di processi e risultati che si producono su scala planetaria, aggirando e saltando i confini degli Stati per influenzare l’intero globo terracqueo.

World cities/ città internazionali: città che, essendo centri di servizi economici, estendono la propria influenza oltre i confini statali. Si tratta di un “nodo” della globalizzazione, in quanto le relazioni internazionali passano attraverso questo luogo.
Primate city: la capitale di uno stato. Viene sostenuto il suo sviluppo, più di quello delle altre città. Infatti, risulta essere la più grande. Es. Londra e Parigi sono sia world cities che primate cities.

10. LO SVILUPPO

10.1 Che cosa si intende per sviluppo?
Sviluppo: vuol dire progresso, quindi miglioramento tecnologico, produttivo, socioeconomico.
I paesi in via di sviluppo? Stanno compiendo dei progressi in questi campi.
PNL prodotto nazionale lordo: misura del valore totale di beni e servizi ufficialmente prodotti dai residenti e dalle imprese di un Paese in un anno
PIL prodotto interno lordo: valore monetario complessivo, in un anno, di tutti i beni e servizi di un paese (sottraendo consumi e aggiungendo imposte).
RNL reddito nazionale lordo: valore totale della produzione all’interno del Paese, aumentato dei flussi di reddito che il paese riceve dall’estero e diminuito dei flussi di reddito che il Paese invia all’estero. à calcola solo l’economia formale. Cioè l’insieme di transazioni economiche REGISTRATE nella contabilità nazionale. (l’economia informale, come i lavori senza contratto, non contribuiscono alla formazione di PIL e RNL)

Per capire il ruolo che ha la tecnologia sull’economia, si misura la struttura occupazionale della forza lavoro (percentuale di lavoratori occupati nei vari settori).
Produttività per lavoratore: si ottiene calcolando la produzione di un anno e dividendola per il numero di persone impiegate come forza lavoro.
Indice di dipendenza: numero d’individui, giovani e anziani, a carico di ogni 100 persone occupate.

Per misurare il benessere sociale, si possono usare: livello d’istruzione, mortalità infantile, speranza di vita, assunzione media pro capite di calorie alimentari, risparmio pro capite.
Tutti i metodi comunque, non indicano le differenze nello sviluppo all’INTERNO dei paesi.

Modello di modernizzazione / scala di sviluppo di Rostow (1971):
  1. Società tradizionale, agricoltura di sussistenza
  2. Nuova classe dirigente, paese ha maggiore flessibilità e apertura
  3. Rivoluzione industriale, crescita sostenuta. Aumento urbanizzazione. Produzione di massa
  4. Tecnologie diffuse. Specializzazione industriale. Crescita demografica rallenta
  5. Redditi elevati e produzione diffusa di beni e servizi. Maggioranza dei lavoratori è nei servizi.
Molte critiche però! Il fatto che i paesi sviluppati siano quelli industrializzati, non vuol dire  necessariamente che anche quelli in via di sviluppo si debbano industrializzare. Potrebbero esistere vie diverse per raggiungere lo sviluppo.

Lo sviluppo rispecchia il contesto. È infatti il riflesso di ciò che avviene su più scale.
Neocolonialismo: paesi ricchi controllano l’economia di quelli poveri, nonostante questi ultimi siano politicamente indipendenti.

Teoria della dipendenza: le relazioni politiche ed economiche tra paesi e regioni controllano e limitano lo sviluppo economico delle aree più povere.
Teoria dei sistemi-mondo (Wallerstein): descrizione del pianeta come una struttura in tre zone: centro periferia e semiperiferia; il che spiega le connessioni tra territori dell’economia planetaria.

10.2 Quali sono le barriere allo sviluppo economico e i suoi costi?
ISU: indice di sviluppo umano. Combina: lunga-sana esistenza a istruzione e tenore di vita.
Gli ostacoli allo sviluppo economico non sono solo il fatto di essere in zona periferica, ma anche gli alti tassi di crescita demografica, bassi livelli d’istruzione, elevato debito estero, instabilità politica, malattie.

Analfabetismo, soprattutto per le donne: perché istruirle, se tanto lasciano casa una volta sposate e non ci danno reddito? Investimento a vuoto.
Traffico di minori, in particolare bambine.

Crisi del debito: hanno ottenuto prestiti dalle organizzazioni internazionali, ma non sono in grado di ripagarli.

Le condizioni igienico sanitarie: problema maggiore. Malaria, aids.

La povertà porta a instabilità politica. Lo scontento viene da più fronti. Scompigli, corruzione, sommosse.

Il costo dello sviluppo? Il deturpamento dell’ambiente. L’inquinamento.

EPZ, export processing zones, in pratica, per attrarre industrie straniere, molti paesi hanno istituito queste condizioni fiscali favorevoli. Ne deriva l’immenso sfruttamento della popolazione locale. Es. maquiladoras messicane: US producono in messico perché possono pagare una miseria i dipendenti messicani.
Desertificazione: causata dalla distruzione della vegetazione per opera dell’uomo e dell’erosione dei suoli provocata da pascoli e coltivazione.

Turismo porta ricchezza ed occupazione, ma ci sono anche effetti negativi. Uso di fondi pubblici in costruzioni turistiche, mentre potrebbero essere spesi per i bisogni della popolazione. Giro di investimenti. Risentimento nei confronti dei ricchi visitatori, da parte dei poveri cittadini.

10.3 Le istituzioni politiche ed economiche influenzano lo sviluppo all’interno degli stati?
Disparità all’interno delle regioni. I governi decidono se, come e dove produrre ricchezza. Perché? Sono loro che impongono dazi doganali, norme ambientali, stipulano accordi commerciali internazionali e molte altre politiche che influenzano la distribuzione della ricchezza.
Spesso inoltre, i governi prediligono la creazione di ricchezza nella capitale. Spesso trascurando le altre città à creano una isola di sviluppo.

Programma di microcredito: concedere prestiti alle persone povere, in particolare donne, per favorire lo sviluppo di piccole imprese. Questi programmi aiutano le donne del villaggio, garantendo l’una il credito dell’altra. Molte ONG usano questo sistema ed hanno avuto molto successo in Asia ed America meridionali.


11. L’AGRICOLTURA

11.1 Che cos’è l’agricoltura e dove si è originata?
Agricoltura: coltivazione di piante e allevamento di bestiame. Fa parte dell’industria primaria.
Parte della produzione di cereali è spesso destinata alla produzione di mangimi per bestiame.
La prima domesticazione delle piante: probabilmente Asia sudorientale e meridionale, più di 14000 anni fa, delle piante tropicali.

Piante da radice: piante coltivate per la radice, cioè per la parte sotterranea commestibile che, può anche non essere la vera e propria radice. La principale è la patata.
Piante da seme: coltivazione pianificata di questo  tipo è più complessa. Richiede selezione delle sementi, annaffiatura e raccolta in tempi specifici. Anche questa si è diffusa in due posti diversi contemporaneamente. Prima rivoluzione agricola.

Domesticazione degli animali probabilmente successiva, quando l’uomo era già stanziale. Probabilmente per cerimonie o compagnia. I caprini nella mezzaluna fertile.

I cacciatori raccoglitori esistono anche oggi, nonostante siano un problema: migrano a seconda dei periodi e cicli agricoli, il che non è adatto alla odierna divisione in Stati.
Anche l’agricoltura di sussistenza esiste ancora, anche se queste famiglie vendono una minima parte dei propri prodotti. Finiscono con l’indebitarsi molto per il terreno.

Agricoltura itinerante. Agricoltori di sussistenza si spostano alla ricerca di terre migliori. Quando infatti le terre diventano sterili, ad esempio a causa di allagamenti, gli agricoltori si spostano in un altro appezzamento, tagliano la vegetazione e riprendono a coltivare. Avranno buon raccolto al massimo per tre volte, poi per molti anni il terreno dovrà essere lasciato a riposo.
Agricoltura taglia e brucia: uso controllato del fuoco. Ceneri rendono il terreno fertile.
Entrambi questi metodi sono tipi di agricoltura itinerante, che non rovina il terreno e va avanti da secoli.

Col colonialismo: distinzione tra cash crop (destinato alla vendita) e food crop (destinato alla sussistenza). Ovviamente, imposizione di favorire il primo.

11.2 Com’è cambiata l’agricoltura con l’industrializzazione?
1830 nuovi fertilizzanti e primi mangimi artificiali. à produzione aumenta, si sfama una popolazione urbana più grande, inizia lo sviluppo dell’industria.
Cambia il tipo di prodotti: in base alla distanza dal centro (beni deperibili vengono prodotti solo in prossimità) ed in base ai diversi tipi di terreno.

Terza rivoluzione agricola /rivoluzione verde: 1930, Midwest americano introduce sementi geneticamente modificate per aumentare le colture. Ibridazione in Messico, il quale nel 1960 non doveva più importare mais. Stesso periodo studi in India, consentendole entro il 1980 l’autosufficienza nella produzione di grano.
Da una parte: possibilità di sfamare il mondo intero. Dall’altra: rischio che queste colture resistano ai batteri ed inoltre, piccoli piantatori si vedono sopraffatti dalle grandi aziende.

11.3 Quali impronte lascia l’agricoltura sul paesaggio culturale?
Tradizionale villaggio agricolo è ancora comune in India, Africa subsahariana, Cina, Asia sudorientale. In altri luoghi stanno scomparendo. Es. US: solo 2% della forza lavoro è oggi occupata nell’agricoltura.

Modello di insediamento sparso: fattorie ubicate a grande distanza reciproca. Terre coltivate intensamente, con macchine agricole. (es. midwest americano).
Insediamento a nuclei: villaggi collocati a distanza reciproca di 800 metri, uso terra intenso, lavoro eseguito da umani ed animali. (es. Giava, Indonesia)
Villaggio agrario resta comunque una delle forme più comuni d’insediamento sul Pianeta.

11.4 Come si distribuisce l’agricoltura sul pianeta?
Per la distribuzione dell’agricoltura sul pianeta, dobbiamo tener conto di molti elementi: condizioni climatiche e di suolo, metodi e tecnologie diverse, intervento del settore pubblico e storia del territorio.
La moderna agricoltura commerciale fonda le sue radici sugli imperi coloniali europei del 1700 e 1800. Gli europei vendevano nelle colonie gli stessi prodotti che avevano creato con i materiali importati dalle colonie.
Importante conseguenza del colonialismo fu la monocoltura: coltivazione di un solo prodotto agricolo destinato all’esportazione. Ghana cacao, Mozambico cotone, Sri Lanka tè.

Come influisce il clima? Zone più aride si pratica l’allevamento, in quelle più umide la cerealicoltura.
Agricoltura di piantagione: sistema di produzione di raccolti destinati alla vendita, prodotti su terreni molto estesi. Residuo della colonizzazione, persistono nei paesi poveri, insieme all’agricoltura di sussistenza.

  • Industria lattiero-casearia: US nordorientali, Europa occidentale
  • Frutticulture e colture specializzate: US orientali, Sahara, Asia Centrale
  • Agricoltura mista allevamento: zone umide come US orientali, EU occidentale, Uruguay, Brasile, Sudafrica
  • Coltivazione commerciale di cereali: territori aridi, Prairie Provinces canadesi, Montana, Kansas, Australia, Argentina.
  • Allevamento bestiame: per ricavarne carne, latte uova, cuoio, lana. Canada, US, Messico, Argentina, New Zealand, Australia.
  • Agricoltura mediterranea: specializzata, praticata solo dove c’è clima mediterraneo, ovvero estate calda e secca. California, Oregon, Cile. Vini, oli, frutti, merci esportate molto lontano.

L’agricoltura commerciale causa cambiamenti ambientali. Domanda crescente di proteine sta provocando eccessiva pesca e quindi diminuzione riserve di pesce.
Altri cambiamenti sono erosione del suolo, contenuto sostanze organiche nel suolo, presenza di composti chimici nei suoli e nelle acque sotterranee.

Agribusiness: insieme delle attività agricole e dei settori che producono e vendono attrezzature e macchine agricole, forniscono servizi all’agricoltura e trasformano i prodotti agroalimentari.


12. INDUSTRIA E SERVIZI

12.1 Dov’è cominciata la rivoluzione industriale e come si è diffusa?
Produzione industriale inizia prima della rivoluzione industriale: industria a domicilio e laboratori artigiani presenti ovunque, commerciavano i propri prodotti.
Durante 1700 mercati si ampliano, specialmente data la richiesta da parte delle colonie di prodotti europei. Necessità di nuove macchine per la filatura: filatoi a pedale e telai idraulici. Con nuove fonti energetiche quali carbone si iniziarono a costruire macchine più complesse, come quella a vapore.
Si passò presto alle ferrovie, che collegarono i porti alle città industriali. Si crearono nuovi centri urbani in prossimità dei giacimenti carboniferi.

12.2 Come si spiega la distribuzione delle industrie?
Teoria della localizzazione: si occupa di prevedere dove le imprese saranno collocate.
Difficile a dirsi: tanti fattori influenzano l’ubicazione (per ottenere i maggiori vantaggi, tenere conto dei costi variabili come energia, trasporti, lavoro).
Comunque i miglioramenti di trasporti e comunicazioni hanno reso non necessario che le industrie diano vicine alle risorse.

Teoria del minimo costo (Alfred Weber): spiega la posizione fisica di uno stabilimento, in base al desiderio del proprietario di ridurre al minimo il costo di trasporto e i costi di lavoro.
Altro fattore secondo lui da tenere in considerazione: agglomerazione –> quando tante attività vengono aggregate nella stessa area. Positiva in quanto compensa l’aumento dei costi, negativa perché se eccessiva, aumenta affitti e salari. Molte industrie allora hanno abbandonato i centri urbani, in un processo idi deglomerazione.

Interdipendenza localizzativa à non si può capire la posizione fisica di un’industria, senza considerare quella delle altre industrie dello stesso tipo.

Prima del 1950, distretti industriali vicini alle materie prime ed alle vie di trasporto.
Quattro principali regioni industriali:
  • Europa occidentale e centrale. Fine 1700, imperi coloniali permettono agli europei di accedere ai capitali ed alle materie prime. La Germania è ancora tra i principali produttori di carbon fossile ed acciaio. Bacino della Ruhr: più grande complesso industriale europeo.
  • America nordorientale. Inizio 1900, unico rivale dell’Europa. Trasse beneficio dalle materie prime d’oltreoceano. Riserve di carbon fossile però ne ha tante, tra le più estese del pianeta. Costruzione di acciaierie. Anche industrie chimiche e farmaceutiche. NY non ha tanti minerali, ma è un grande mercato. Forza lavoro qualificata e semiqualificata. Grande porto.
  • Federazione Russa e Ucraina. Grande disponibilità di risorse e materie prime. Grazie alla ferrovia transiberiana, trasporto di carbon fossile, legname, acqua. Spostamento dell’industria verso est nel periodo nazista, per paura di invasioni. Dighe idroelettriche per l’energia. Ucraina aveva già iniziato a industrializzarsi. Venne poi divisa tra polonia e URSS e quest’ultima approfittò delle sue risorse.
  • Asia orientale. Il successo  giapponese fu dovuto ai capitali provenienti dalla colonizzazione (Corea, Taiwan, Cina continentale) ed alle politiche del governo tese allo sviluppo industriale. 1850 campagna di industrializzazione. Consigli da parte dei britannici, in particolare su trasporti ed istruzione. 1950 prodotti a basso costo, iniziano a puntare sulla qualità ed i prezzi salgono.

12.3 Com’è cambiata la produzione industriale?
1900: espansione industriale grazie alle innovazioni del processo di produzione. Es. catena di montaggio per la produzione in serie, della Ford 1913.

Postfordismo: 1990, operazioni produttive più flessibili, nel quale i componenti dei prodotti sono fabbricati in regioni diverse e poi assemblati secondo necessità. Multinazionali usano questo sistema per trasferire la produzione quando diventa troppo cara in quel determinato luogo.

Dal punto di vista geografico, drastici cambiamenti: prodotti possono essere usati in are molto lontane da quelle di produzione.

Just in time: sistema basato sulla sincronizzazione della produzione con le vendite, scopo: ridurre giacenze di magazzino (ed il relativo costo).

Collegamenti intermodali: luoghi d’incontro tra due o più modi di trasporto es. auto + treno

Sono molto importanti gli accordi commerciali internazionali: es. WTO, ne sono membri la maggior parte degli Stati e promuove il libero scambio.
Importanti anche le organizzazioni commerciali regionali: UE, NAFTA. Promuovono la produzione all’interno della regione, riducendo od eliminando le quote d’importazione ed i dazi doganali tra paesi membri.

Il passaggio da carbone a petrolio e gas ha portato alcune regioni, quali l’Europa a dipendere dalle importazioni. Questo ha portato i grandi produttori quali AS, Kuwait, Russia a occupare posizione di rilievo nel quadro economico mondiale.

12.4 Dove sono oggi i principali distretti industriali e perché?
Deindustrializzazione: le imprese trasferiscono le attività industriali in regioni con manodopera a costo inferiore. Comporta disoccupazione nella regione deindustrializzata.
Es. negli US, la Manufacturing Belt diventa la Rust Belt, cioè le acciaierie abbandonate da molto tempo, sono in preda alla ruggine.

Cina. Sviluppo industriale soprattutto nel periodo comunista, dal 1949. Un grande centro è il distretto nordorientale, l’ex Manciuria. Fabbriche metallurgiche, macchinari.
Seconda regione industriale è quella attorno ed all’interno di Shangai. Oggi è diventato il porto più attivo del pianeta.
Grande forza lavoro e salario basso: centinaia di imprese vennero attratte in Cina. Effetti sull’edilizia: dalle periferie con case tradizionali a case popolari anonime.
Nordest della Cina è diventato la Rust Belt. Fabbriche statali vendute o chiuse. Cina importanti sia Offshoring (trasferita al largo. Processo produttivo delocalizzato in un paese diverso da quello dell’impresa.) che Outsourcing (esternalizzazione. Fasi della produzione che erano prima svolti all’interno di una singola fabbrica, ora sono affidate a fornitori esterni che offrono risparmi).

12.5 Che cos’è l’economia dei servizi e dove sono concentrati i servizi?
Dopo la seconda guerra mondiale, crisi dell’ordine fordista. Le regioni industriali si orientano verso meccanizzazione e industrie dei servizi e dell’informazione.
Alcune attività vengono considerate servizi, quindi sono denominate attività economiche quaternarie: raccolta, elaborazione d’informazioni (servizi informatici/legali) e quinarie quelle che facilitano le decisioni complesse ed il progresso delle attività umane (ricerca scientifica, istruzione superiore).

Negli ultimi trent’anni il settore dei servizi si è espanso. Questo cambiamento si accompagna a processi quali crescente meccanizzazione della produzione, crescita di multinazionali, dispersione processo produttivo.
Non tutte le regioni deindustrializzate però, riescono a compiere il passaggio a settore terziario.

Molte industrie dei servizi non sono legate alle materie prime né alla necessità di grandi quantità di energia. È molto più importante l’accessibilità ai mercati! L’importante infatti, è essere vicini ai consumatori! Vedi ad es. ristorazione, vendita al dettaglio, trasporti, comunicazioni!
Alcuni servizi quaternari poi, sono molto legati al territorio di attività economica à es. banche e amministrazione hanno bisogno di contatto personale, quindi saranno vicine alle imprese che devono servire. Il resto dei servizi quaternari invece, può essere ovunque, a patto che abbia una buona risorsa tecnologica.

Chi lavora nel quinario invece, tende a concentrarsi attorno ai nodi dell’attività quinaria es. sedi del governo, università, sedi centrali di imprese.

Hi-tech corridor: area designata da un governo locale o statale. Tasse inferiori e infrastrutture ad alta tecnologia che creano posti di lavoro per la popolazione locale. Scopo: attrarre progettisti di computer e telecomunicazioni. Es. Silicon Valley, così chiamata perché ci sono tanti produttori di semiconduttori, computer e prodotti informatici basati sul silicio.

Tecnopolo: raggruppamento di industrie ad alta tecnologia. Es. periferia di Boston.
Molte imprese tecnologiche sono multinazionali. Non è importante per loro essere vicini a materie prime o mercati, bensì a trasporti e comunicazioni.


13. L’AMBIENTE UMANO

13.1 Com’è cambiato l’ambiente nel corso del tempo?
Wegener, teoria: preesistenza di un unico supercontinente, chiamato Pangea. Deriva dei continenti e teoria della tettonica delle placche.
Terra spesso chiamata pianeta azzurro: perché il 70% di esso è formato da acqua. Varie teorie sulla presenza dell’acqua. Anche sull’atmosfera. Comunque, la concentrazione di ossigeno nell’atmosfera, circa 800 milioni di anni fa era pari a un ventesimo di quella attuale e fu sufficiente a far comparire i primi organismi unicellulari: i protozoi.

La Pangea iniziò a frammentarsi circa 180-160 milioni di anni fa, con fenomeni vulcanici a diffusione planetaria. Migrazione degli animali, dispersione in piccoli gruppi, adattamento. Fu il momento più violento della frammentazione della Pangea, ma da allora le separazioni delle placche tettoniche (causate da accumulo di calore sotto il supercontinente) iniziarono a rallentare.

Anello di fuoco del Pacifico: zona di instabilità della crosta terrestre, di vulcanismo e terremoti, che circonda l’oceano pacifico. È una traccia del processo che diede inizio alla frammentazione della Pangea.

Quando Pangea era un supercontinente, l’era glaciale raffreddò la terra e questo cambiamento può aver contribuito alla più grande estinzione del pianeta.
Pleistocene: da 2m di anni fa a 12000 anni fa, epoca con clima di cicli glaciali (glaciazione interrotta da riscaldamenti temporanei, in maniera ciclica). Quindi! periodi glaciali e periodi interglaciali. Le glaciazioni potevano durare fino a 100mila anni. Poi però, c’era riscaldamento e i ghiacciai si ritiravano. Lo spazio disponibile e le opportunità si espandevano nuovamente. Questo riscaldamento avvenne tra 120mila e 100mila anni fa, quando sembra apparve l’Homo Sapiens.
73500 anni fa, eruzione del vulcano Monte Toba, in Indonesia. Esplose l’intero vulgano, tantissimo magma. Sole oscurato così a lungo, che cambiò il clima del pianeta.

Olocene periodo interglaciale, periodo caldo nel quale ci troviamo oggi. Iniziò 1800 anni fa e nei successivi 6000 anni le temperature aumentarono rapidamente.
Il periodo successivo al quattordicesimo secolo è un’inversione della glaciazione, cioè un processo di riglaciazione. Sarebbe poi terminato attorno al 1850. Il periodo di piccola glaciazione fino a questa data fu chiamato piccola era glaciale. Fu caratterizzato da carestie, alternazione di crescita e decrescita della popolazione, centi gelidi, tempeste violente, estati torride.
1300 Migrazione dei popoli della mongolia, batteri: peste bubbonica in Europa.

1815 Tambora, vulcano dell’isola indonesiana di Sumbawa, serie di esplosioni che uccisero migliaia di persone. Negli strati superiori dell’atmosfera vennero inserite ceneri vulcaniche ed il cielo si oscurò su tutto il pianeta. 1816 anno disperato, crisi ovunque.

13.2 Qual è stato l’impatto dell’uomo sull’ambiente terrestre?
L’impatto così forte dell’uomo rispetto agli animali è dato dal fatto che gli esseri umani sono stati gli unici a produrre manufatti, tecnologie, leggi e sistemi di credenze.
La nostra presenza infatti, è quella più invasiva.
L’attività umana modifica e stressa l’ambiente naturale. Le azioni più visibili causano stress ambientale: es. taglio foreste, inquinamento atmosferico. Quelle invece meno evidenti sono es. seppellimento rifiuti tossici che inquinano acque sotterranee, smaltimento in mare di rifiuti urbani e uso pesticidi ed erbicidi in agricoltura.

Risorse rinnovabili e non. Acqua è rinnovabile, però la disponibilità di acqua dolce non è uniforme sul pianeta. Ciclo idrologico: circolazione ininterrotta dell0acqua mediante i processi di evaporazione, evapotraspirazione, condensazione, precipitazione.
Espandendosi, le popolazioni umane si sono insediate in regioni aride. Disastro in Kazakistan ed Uzbekistan (ex membri URSS) à lago d’Aral, salato d’origine marina. Coltivazione intensa, fertilizzanti e pesticidi finirono con l’inquinare le acque sotterranee e causarono un’emergenza sanitaria. Il Lago iniziò a prosciugarsi e la sua superficie si è ridotta del 75%.

Problemi anche politici derivano dalla scarsità d’acqua: es. Israele necessita di fonti cisgiordane. Palestinesi la ritengono situazione iniqua e nell’ipotesi di uno Stato di Palestina, suppongono dovrebbe appartenere loro. Ma, come farebbe Israele? non potrebbe sopravvivere senza.

1883, vulcano Krakatoa, in Indonesia, eruzione, nell’atmosfera rocce e ceneri.
1980 Monte Sant’Elena, Washington. Nube di polveri vulcaniche che avvolse anche lei il pianeta.

Eppure, l’inquinamento atmosferico dovuto all’uomo (gas chimici, rifiuti), sono i più nocivi e quelli che impongono danni permanenti. Questo cambia l’atmosfera in modo irreversibile.
Scienziati inoltre, dicono che l’inquinamento dello strato più basso dell’atmosfera (troposfera) causa aumento della temperatura di atmosfera ed oceani. Questo influenza anche il ciclo idrologico e quindi la distribuzione delle precipitazioni e la crescita della vegetazione.

Altra conseguenza grave dell’inquinamento dell’atmosfera è la pioggia acida. Questa danneggia l’ecosistema naturale: acidificano i laghi ed i corsi d’acqua, facendo morire i pesci, riducono la crescita delle foreste e portano alla perdita dei raccolti.

Deforestazione , erosione del suolo (pressione demografica -> agricoltori non possono lasciare le terre a riposo. Inoltre, pascoli distruggono la vegetazione naturale), smaltimento rifiuti. à
Rifiuti tossici: contengono sostanze chimiche o materiali infettivi
Rifiuti radioattivi: quelli a bassa attività emettono poche radiazioni e sono prodotti da industrie, ospedali, centrali nucleari. Quelli ad alta attività emettono tante radiazioni e sono prodotti da centrali nucleari e fabbriche di ordigni nucleari.  Questi ultimi sono pericolosissimi e difficili da smaltire.

Biodiversità: varietà degli aspetti della vita planetaria, sia per quanto riguarda le specie, sia per gli ecosistemi. Varie stime su quante specie esistano: da 3 a 100 milioni.
Estinzione: fenomeno naturale, ma aumentato a causa dell’attività umana.
La biodiversità corre il pericolo di estinzione in base alla sua collocazione fisica, numero di individui e concentrazione.
Areale: area nella quale la specie è distribuita. Se è ridotto e ridotto è anche il numero di individui, rischio estinzione elevato.

Viaggio rischioso: introdurre una specie animale ove non esisteva prima. Entra in competizione con le altre, a volte se ne nutre e può portare alla loro estinzione.
Le specie che si trovano su isole sono a maggior rischio: ecosistema fragile.

13.3 Quali sono i principali fattori che contribuiscono oggi ai cambiamenti ambientali?
Ogni aumento della popolazione comporta un aumento delle potenziali variazioni ambientali.
I principali rischi sono le catastrofi naturali (siccità, terremoti, vulcani, inondazioni, cicloni, frane).
Gli individui dei paesi ricchi usano molte più risorse rispetto a quelli dei paesi poveri. Inoltre, esercitano pressioni su suolo, vegetazione, acqua, inquinando l’aria. Il loro impatto non è solo sull’ambiente circostante, ma anche su quelli lontani.
Le nuove tecnologie: hanno bisogno di energia per essere sviluppate, ma anche per essere utilizzate. Il consumo di combustibili fossili ha portato ad un inquinamento enorme, che ha condotto a cambiamenti climatici.

Territori prima inviolati, ora sono resi accessibili dai nuovi mezzi di trasporto: sono stati quindi raggiunti dall’uomo e modificati dalla sua attività.

13.4 Come risponde l’uomo al cambiamento ambientale?
Tecnologia. Inoltre, politiche di protezione dell’ambiente e riduzione dell’inquinamento. Possono essere locali (limitazione dello sviluppo urbano) o internazionali (biodiversità e cambiamento climatico).

GEF: organizzazione finanziaria indipendente (sotto guida ONU e BM), costituita da 178 paesi. Finanzia progetti riguardanti sei problemi ambientali: pedita di biodiversità, cambiamento climatico, acque internazionali, buco ozono, degrado terre, inquinanti organici.
I suoi fondi sono dati dai donatori.


14. I FENOMENI PLANETARI E LA GEOGRAFIA DELLE RETI

14.1 Che cosa si intende per “globalizzazione” e quale ruolo svolgono le reti?
Globalizzazione: insieme di processi e risultati creati da persone. Avviene su diverse scale, quindi può essere tra Stati o tra individui.

Le reti sono sempre esistite, ma sono cambiate negli ultimi 20 anni grazie alla tecnologia dell’informazione che collega i territori, seppure in modo non uniforme.
L’accesso od il mancato accesso alle reti informatiche crea compressione spaziotemporale. Questa contribuisce sia a creare sia a rafforzare una rete di città globali, altamente collegate.

14.2 Su quali scale operano le reti sul pianeta?
Rete/network: su qualunque scala, numero di connessioni.

Reti dei media. Dopo la guerra fredda, varie fusioni, i mass media sono ora controllati in gran parte da sei società internazionali: time-warner, disney, bertelsmann, viacom, newscorporation, vivendi universal. Integrazione verticale: un’impresa integrata verticalmente è proprietaria di imprese di produzione e consumo in vari punti lungo la catena produttiva.
Questa integrazione verticale cambia la geografia del flusso di idee: il numero di gatekeepers cioè individui, imprese o sistemi che controllano l’accesso alle informazioni, viene infatti limitato. Scelgono quando raccontare una vicenda e quando lasciarla nell’ombra.

Blog. È ora difficile, con tutti i blog esistenti su internet che governi e giornali tengano sotto controllo l’accesso alle informazioni. Raggiungono vasti audience e addirittura hanno influenzato le elezioni statunitensi in 2004 e 2008.

Le reti di vendita al dettaglio sono in genere integrate orizzontalmente. Questo vuol dire che: sembra ci siano diverse imprese che cercano di conquistare quote di mercato, in realtà tutte queste imprese sono di proprietà della stessa società madre!

14.3 Come sono cambiate le identità con la globalizzazione?
Identità: modo di dare un senso a noi stessi. Varie identità in base alle scale.
Una persona che non conosce il pianeta, ha comunque un’identità su scala planetaria a causa delle reti. Ci si identifica sempre a favore o contro. Quindi anche il semplice fatto di ignorare il flusso di informazioni, ci porta ad avere un’identità planetaria.

Le informazioni che ci raggiungono. Es. morte di Lady D. esperienza condivisa della morte, del dolore. Ci rende tutti come una grande nazione, vicini, collegati. Personalizziamo e collochiamo una tragedia nella comunità mondiale nella quale viviamo (siamo cittadini del mondo, tutti connessi!).

La globalizzazione ha cambiato il modo in cui diamo senso a noi stessi sul nostro pianeta, nel nostro Stato, nella nostra città e nella nostra casa.


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